Veterinaria: SENSORI INERZIALI PER VALUTARE IL FLEX TEST NEL CAVALLO
È possibile valutare in modo oggettivo la risposta di un cavallo affetto da zoppia ad un test da flessione? Un lavoro pubblicato nel 2012 sull’Equine Veterinary Journal da un gruppo di ricercatori della Scuola di Medicina Veterinaria presso l’Università di Glasgow, sostiene che sì, sia possibile.
Un sistema di sensori wireless, non invasivi e facili da posizionare sul corpo del cavallo, è stato convalidato per la valutazione della zoppia nei cavalli. Poiché negli studi precedenti non erano stati utilizzati sensori e valori che fossero in grado di misurare in modo oggettivo la risposta di un cavallo ad un test di flessione, tale studio si era prefissato proprio questo scopo.
Ma cos’è un test da flessione, detto anche “flex test”? È una procedura eseguita su uno o più arti dell’equino, in genere durante una visita ortopedica, spesso per la valutazione di una eventuale zoppia. Lo scopo è accentuare qualsiasi dolore articolare o peri articolare, consentendo al veterinario di localizzare il problema in una specifica zona.
Il test di flessione è preceduto da una breve corsa al trotto utile per evidenziare il grado di scioltezza dei movimenti ed eventuali rigidità o difetti di andatura dell’animale. Successivamente si ha il flex test vero e proprio che può essere effettuato flettendo le varie articolazioni che compongono l’arto zoppo, individuato precedentemente ad occhio nudo, in modo da localizzare la parte dolorante. Più genericamente, però, si effettua una flessione di tutti e quattro gli arti per valutare la situazione nel suo complesso.
In entrambi i casi, comunque, la gamba del cavallo è tenuta in posizione flessa per un periodo variabile tra i 30 secondi e i 3 minuti; la flessione allunga e sollecita la capsula articolare comprimendo i tessuti molli circostanti, quali tendini e legamenti, accentua e amplifica ogni dolore associato a queste strutture.
Nello studio pubblicato sulla rivista scientifica prima citata è stata analizzata una popolazione campione di 17 cavalli adulti, sani e di grossa taglia, abituati ad un lavoro di routine, ma che, secondo il proprietario, presentavano scarse prestazioni. Il campione comprendeva 11 castroni e 6 giumente tra i 4 e i 20 anni d’età e di diverse razze. L’altezza media della popolazione era di 175 cm.
L’esperimento prevedeva 2 prove consecutive e diversi step: il primo era il posizionamento di due sensori (accelerometri a singolo asse) a livello del cranio e del bacino, un terzo sensore (giroscopio a singolo asse) invece era posizionato a livello dell’arto anteriore destro. La scelta di queste zone era volta a ridurre al minimo il movimento del sensore durante lo step successivo: si faceva trottare il cavallo in linea retta per un minimo di 25 passi. In seguito, veniva effettuato il primo flex test.
Per il secondo test da flessione, durato 60 secondi, è stato selezionato un arto posteriore casuale. Il cavallo ha trottato per un minimo di 10 passi ed, in seguito, la risposta alla flessione è stata valutata come negativa o positiva da un veterinario esperto.
I dati registrati mediante i sensori hanno permesso di misurare l’asimmetria verticale del movimento pelvico (PMA) per i passi degli arti posteriori ed anche la differenza media in millimetri tra l’altezza massima e quella minima del bacino (PDMax e PDMin) nel passo compiuto dagli arti posteriori.
Per ogni test sono stati sottoposti ad un’analisi di tipo statistico i cambiamenti di PMA, PDMax e PDMin tra gli esami di base e di flessione e messi poi a confronto con l’interpretazione soggettiva del veterinario.
I risultati hanno mostrato che un test di flessione positivo corrisponde ad un aumento significativo di PMA e PDMax, ciò sta a significare che una risposta positiva alla flessione porta forti cambiamenti nelle misurazioni della simmetria pelvica.
ACflex test foto JF Marshall Equine Veterinary Journal