Intervista ad Andrea Farinetti, l’azzurro dei Mounted Games
A 31 anni, Andrea Farinetti, atleta emembro della Commissione Consultiva Federale Mounted Games 2026, è considerato uno dei riferimenti per questa disciplina in Italia. Uno sport dinamico, tecnico e profondamente legato al rapporto con il cavallo, i Mounted Games richiedono precisione, velocità e grande agilità, sia da parte del cavallo sia del cavaliere.
Andrea ha dimostrato negli ultimi anni di possedere tutte queste caratteristiche conquistando risultati di altissimo livello: vice campione del mondo 2025 a coppie in Francia, vice campione del mondo individuale 2024 in Italia e vincitore della Champions League 2024. Traguardi che raccontano una crescita costante e una dedizione rara. «Pratico equitazione da sempre, perché sono di fatto nato in una scuderia», dice Andrea, evidenziando come questo sport sia stato per lui più un ambiente naturale che una scelta tardiva.

Dai Pony Games alla carriera agonistica
L’introduzione dei Mounted Games in Italia nacque come metodo di avviamento all’equitazione, pensato per avvicinare i bambini all’ambiente del maneggio attraverso attività ludiche, prove e giochi di squadra che stimolano e promuovono la coordinazione, l’agilità degli atleti, dai più piccoli. Questo contesto fu la porta d’ingresso di Andrea nel mondo della disciplina. Sua madre, istruttrice federale di II livello e Presidente del Circolo Ippico del Mugnano, fu infatti tra le prime a credere nel potenziale formativo della disciplina.
«La disciplina è stata importata come metodo di avviamento all’equitazione, non come disciplina agonistica. Era un modo moderno per avvicinare i bambini e i giovanissimi. Io ero piccolo e mia mamma si era interessata a questa disciplina e quindi ha avvicinato me e mia sorella a questo metodo, parallelamente alla formazione tradizionale quindi dressage, salto ostacoli e un po’ di campagna», ricorda Andrea.
Eppure l’energia, la rapidità e soprattutto l’aspetto di sport di squadra dei Mounted Games lo catturarono. «Poi crescendo, anche per la scuola, ho dovuto un po’ scegliere su cosa volevo concentrarmi… ho deciso di dedicarmi ai Mounted Games perché erano più adrenalinici, più divertenti e c’era la squadra, che nelle discipline equestri compare poco e, per un ragazzino, è più appetibile», spiega.

Mounted Games: disciplina spettacolare e tecnica
Descrivere i Mounted Games non significa elencare semplicemente dei giochi: è necessario comprendere la combinazione di velocità, istinto, lucidità, coordinazione e lettura del cavallo che caratterizza ogni azione. I binomi si muovono in spazi stretti ad alta intensità, alternano discese e risalite in pochi secondi, gestiscono scambi rapidi di oggetti e affrontano percorsi che richiedono sia potenza sia precisione chirurgica.
«Sono prove di abilità e velocità, con materiali da spostare e traiettorie da eseguire. Gesti di manualità, come spostare un oggetto da un bidone all’altro o una tazzina da un paletto a un altro», dice Andrea. L’effetto visivo è travolgente. «Uno secondo me non riesce a immaginarselo se non lo vede… gli scambi di materiale in velocità, le discese e le risalite… è tutto molto suggestivo». La disciplina offre al pubblico uno spettacolo immediato, ma per chi la pratica rivela un universo di dettagli tecnici e ritmici che richiedono anni di preparazione.
Categorie, livelli e qualificazioni
L’organizzazione dei Mounted Games in Italia unisce tre elementi principali: livello tecnico, età dell’atleta e formato della gara. Le categorie tecniche si dividono tra Pro e Non Pro, distinte per complessità dei giochi. Due le patenti disponibili: il Brevetto, che permette di competere sia in Pro sia in Non Pro, e il Primo Grado, necessario per accedere interamente al livello Pro e per entrare nelle selezioni della nazionale e nelle competizioni internazionali di massimo rilievo.
Sul piano anagrafico, le categorie sono organizzate in Under 12, Under 15, Under 18 e Open, quest’ultima aperta agli adulti senza limite di età, permettendo così a diverse generazioni di confrontarsi.
Le gare, che possono svolgersi a squadre, a coppie o in individuale, seguono in genere una sequenza costituita da sessioni di qualificazione, semifinali (nelle categorie che le prevedono) e finali. Tutto ruota intorno al sistema delle corsie: in un campo da sette corsie, il punteggio massimo ottenibile in ogni gioco è sette punti, scalando poi fino a uno. Con l’eliminazione si hanno zero punti.
Le batterie vengono create in base al numero di iscritti e garantiscono parità di condizioni. Come spiega Andrea Farinetti, «se ci sono ventuno coppie e il campo ospita sette corsie, si disputano tre batterie: ognuna ha la sua classifica e poi si uniscono al termine della giornata per stabilire chi accede alla fase successiva».

Cavalli dei Mounted Games: atleti completi dal cuore tempestoso ma equilibrato
Il cavallo nei Mounted Games è un atleta vero e proprio, chiamato a combinare resistenza, rapidità, capacità di eseguire cambi repentini di traiettoria e, soprattutto, equilibrio mentale. Non basta che sia veloce: deve saper gestire l’adrenalina del gioco, i rumori, la presenza ravvicinata di altri cavalli e la pressione delle partenze. Andrea lo spiega chiaramente: «La sollecitazione non è solo fisica, ma anche psicologica. Ci sono tante partenze, cambi di traiettoria, cambi di equilibrio».
Per riuscirci, deve conoscere il gioco, sviluppare automatismi, riconoscere i tempi del cavaliere. Quando questo avviene, nasce una fluidità che fa sembrare tutto semplice, anche se semplice non è!
Il cavaliere atleta: prontezza di riflessi e lucidità, in grande velocità
La preparazione del cavaliere è altrettanto complessa. I Mounted Games impongono di scendere e risalire da cavallo in tempi davvero veloci, frenate, cambi di direzione e sincronizzazioni, il tutto mantenendo equilibrio e leggerezza. È un’attività che mette a dura prova articolazioni, schiena e resistenza.
«Le discese in velocità hanno un impatto notevole sulle articolazioni. Se non sei preparato muscolarmente rischi infortuni o usura precoce», dice Andrea. La tenuta mentale è altrettanto cruciale: «È uno sport in cui tanti binomi si incrociano in velocità. Devi essere sempre lucido per poter garantire la tua sicurezza e quella degli altri binomi in campo». Senza allenamento e prontezza di riflessi, terminare una buona performance diventa complesso.
La durata di un gioco è sorprendentemente breve, ma proprio questa rapidità rende tutto più intenso. In pochi secondi si decide una classifica, un accesso alla finale, una stagione. Nelle gare individuali l’atleta ripete più volte lo stesso esercizio; nelle gare a coppie e a squadre, invece, si alternano i componenti. Quando lo starter abbassa la bandiera, ogni scelta conta: la traiettoria, il punto in cui scendere, il modo di afferrare l’oggetto, la precisione nel rialzarsi.

Il rapporto romantico con il cavallo: crescere insieme, riconoscersi in gara
È qui che emerge uno degli aspetti più profondi della storia di Andrea Farinetti. Il suo rapporto con il cavallo va oltre la preparazione sportiva: è un percorso condiviso, fatto di ascolto reciproco, piccoli progressi, momenti di difficoltà e complicità.
«Per me è diventato… ha assunto il mio percorso una connotazione anche un po’ più romantica, se si può usare questo termine, nel senso non è una ricerca ossessiva del risultato, è diventato anche un’altra cosa in realtà: il piacere del migliorare insieme al cavallo, quindi del costruire un binomio anche da zero, quindi scegliersi un puledro con certe caratteristiche, domarlo e accompagnarlo nella fase di addestramento, di inserimento nella fase di competizione, vederlo crescere, sia cambiare fisicamente che mettersi nella competizione, fino al provare piacere di essere in gara e di condividere anche dei momenti di stress.»
Questa è stata la sensazione percepita da Andrea durante gli ultimi Mondiali con Biscuits, la sua cavalla più esperta.
AP My FW, invece, è la giovane promessa: «Lei è una cavalla più giovane, ha sette anni quest’anno, va negli otto l’anno prossimo. Alla sua prima stagione è stata selezionata per i campionati del mondo, abbiamo fatto medaglia di bronzo l’anno scorso. Sempre nel 2024 ha partecipato alla sua prima competizione individuale al campionato europeo, ed è stata finalista, è finita sesta. Rispetto alle condizioni di partenza è stato un risultato veramente grande».
Obiettivi futuri: ambizione, maturità e un progetto costruito nel tempo
Dopo due argenti ai mondiali, la direzione è chiara: ottenere finalmente quel titolo che più volte è sfuggito per un soffio. «Il sogno è il titolo mondiale, individuale e a coppie. Ci sono arrivato molto vicino», dice Andrea. Ma accanto all’ambizione c’è una maturità nuova: la consapevolezza che ogni stagione è un’opportunità per crescere come atleta e come horseman.
Accanto all’obiettivo del titolo mondiale, Andrea racconta un’altra componente fondamentale del suo percorso, che oggi riconosce come un vero motore emotivo e sportivo. «Per me non è più solo una ricerca ossessiva del risultato: è diventato il piacere di crescere insieme al cavallo, costruire un binomio da zero, accompagnarlo nello sviluppo, vederlo cambiare fisicamente e imparare a entrare in competizione», sottolinea.
È una visione che va oltre la semplice ambizione sportiva e che trasforma i suoi traguardi futuri in un progetto più ampio, fatto di relazione, sensibilità e tempo condiviso con il cavallo. «Sono l’unico in Italia ad aver fatto una finale mondiale individuale con tre cavalli diversi, di cui uno montato due giorni prima. Ti forma molto, ti obbliga ad adattarti, a capire il cavallo», sottolinea.
Andrea Farinetti riassume l’essenza dei Mounted Games: una disciplina dove velocità, tecnica e intuito convivono con l’ascolto, la sensibilità e il rispetto per il cavallo. Ancora poco conosciuta in Italia ma in costante crescita, questa disciplina trova in atleti come lui un punto di riferimento capace di coniugare agonismo e profondità, contribuendo a diffonderne la cultura e il valore.
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