CHI di Ginevra: intervista al course designer Gérard Lachat
Il CHI di Ginevra è universalmente riconosciuto come uno degli appuntamenti più prestigiosi e, allo stesso tempo, più “horse & rider friendly” del panorama mondiale. Un equilibrio tutt’altro che semplice da mantenere quando in campo scendono i migliori binomi del pianeta e la cornice è quella del Rolex Grand Slam of Show Jumping. A raccontarci come nasce un percorso capace di coniugare tecnica, spettacolo ed equità è Gérard Lachat, course designer dell’evento svizzero.
Ginevra ha la reputazione di essere uno dei concorsi più attenti al benessere di cavalli e cavalieri. Come riesce a preservare questa filosofia senza rinunciare a creare percorsi altamente selettivi?
«Il nostro obiettivo è costruire un percorso che i cavalieri abbiano piacere di “scoprire”, assicurandoci allo stesso tempo che i cavalli non vengano mai spinti oltre il limite», spiega Lachat. «Rimane un tracciato molto impegnativo, ma sempre equilibrato e corretto. Se guardiamo ad altre tappe del Grand Slam, spesso sono previste due manche, una formula che può risultare decisamente più dura per i cavalli. A Ginevra, invece, il percorso prevede 14 salti ed è piuttosto lungo, ma si svolge su una sola manche: riteniamo che questo format sia più adatto al cavallo. L’idea è che, lasciando Ginevra, i cavalli siano ancora sufficientemente freschi per affrontare altri impegni».
La tecnicità resta comunque un elemento imprescindibile: «Il percorso deve mettere i cavalieri nelle condizioni di esprimere il massimo e, allo stesso tempo, limitare il numero di percorsi netti. Ma deve sempre rimanere giusto per il cavallo. Siamo fortunati ad avere un’arena eccezionale, utilizzata da molti anni: il fondo non è né troppo duro né troppo morbido e, a mio avviso, è questa una delle ragioni principali per cui i cavalli qui si sentono così a loro agio».
Il Rolex Grand Slam porta con sé un’enorme carica di prestigio e pressione. In che modo questa “narrazione” influisce sul suo approccio alla costruzione dei percorsi a Ginevra?
«Sì, senza dubbio ha un’influenza», ammette Lachat. «Questa competizione riunisce i migliori binomi al mondo. Il CHI di Ginevra, in particolare, è un evento molto atteso e tutti arrivano estremamente preparati. Proprio per questo, il nostro compito è disegnare un percorso all’altezza, capace di essere selettivo, di limitare i percorsi netti e di mantenere alta la tensione sportiva fino all’ultimo salto».
Senza svelare troppo, quali sono i principi tecnici che guideranno il percorso del Rolex Grand Prix della domenica? Ci sono abilità specifiche che desidera mettere maggiormente alla prova quest’anno?
«Non progettiamo il percorso per testare una singola abilità», chiarisce il course designer. «Come negli anni precedenti, sarà un tracciato tecnico. Le altezze sono fissate al massimo consentito, con ostacoli fino a 1 metro e 65. Non esagereremo con gli oxer, consapevoli che sono gli elementi più impegnativi per i cavalli, ma l’obiettivo resta quello di creare un percorso estremamente selettivo, quasi a livello olimpico».
Parole che confermano come, dietro ogni grande gara, ci sia un lavoro meticoloso fatto di esperienza, sensibilità e profonda conoscenza del cavallo. A Ginevra, ancora una volta, la sfida sarà trovare la perfezione nel dettaglio, dove spettacolo e rispetto dell’atleta equino procedono di pari passo.
Ph © Rolex Grand Slam / Sofya SK
Reference: press release Inside the Rolex Grand Slam
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