
Cristiano Cividini: «Gli Attacchi…una disciplina sempre più equestre»

Cristiano Cividini, pluricampione del mondo nella disciplina degli Attacchi e oggi referente federale FISE, ci ha accolto all’Ippodromo Le Padovanelle di Padova durante i Campionati Italiani Combinata e Coppa delle Regioni di Attacchi 2025. La sua storia è quella di chi ha saputo trasformare un’inclinazione naturale in un progetto di vita e di sport.
«La mia carriera negli attacchi è cominciata quasi per caso», racconta Cividini. «Lavoravo come indipendente in una realtà dove il mio datore di lavoro aveva questa passione. Mi sono trovato a dare una mano per riempire la giornata… e ho scoperto che mi veniva facile. Da lì non mi sono più appassionato». Prima ancora dell’incontro con le redini, però, c’è stato l’amore per il cavallo, sbocciato in tenera età: «La mia passione nasce per caso da bambino, grazie al mio compagno di banco: suo papà alle elementari aveva i cavalli, lo accompagnavamo a giocare alle corse. Sono animali stupendi: ti entrano nel cuore e non se ne vanno via più».

Attacchi: una disciplina che è cresciuta con lui
Cividini è oggi il referente FISE per gli attacchi, un ruolo che vive come una vera missione: «Vuol dire avere una grande responsabilità verso i tesserati, verso chi, come me, dedica il proprio tempo – ancora più che i denari – a questa disciplina». Una disciplina che ha visto evolversi sotto i suoi occhi, fino a diventare più tecnica, selettiva e formativa.
«Agli albori gli attacchi erano una cosa da carrettieri, dove il cavallo trainava la carrozza», spiega. «Oggi abbiamo cavalli lavorati in piano, cavalli dressati, cavalli con una vera attività equestre alle spalle». Un cambiamento profondo che ha aumentato le esigenze, ma anche il livello: «È diventata una disciplina sempre più impegnativa, ma anche sempre più equestre».
Quando una sconfitta diventa il punto di svolta
Nonostante le medaglie mondiali ottenute, un bronzo e un argento, e le innumerevoli partecipazioni a eventi internazionali, il momento più decisivo della carriera di Cividini non è stato un podio. Al contrario, è arrivato nel 2008, con un quarto posto mondiale che ha cambiato tutto.
«Faccio una banalissima penalità all’ultima pallina e perdo la medaglia d’oro», ricorda. «Ero nello sconforto più totale. Mi si avvicinano il presidente federale e il segretario generale: sapevano quanto avevo sacrificato e mi dicono: “Ma perché non ci provi? Perché non provi a farlo davvero?”». Fino a quel momento Cividini lavorava durante la settimana e gareggiava nei fine settimana, «rubando minuti al lavoro. Facevo le ore più strane per accumulare permessi» ci ha raccontato.
L’appoggio della famiglia e del datore di lavoro è stato fondamentale: «Mi hanno detto: provaci, tanto sei ancora giovane. E così ho fatto. Da lì è partito tutto».

Una carriera costruita carrozza dopo carrozza
Il cammino non è stato semplice, ma il vento in poppa è arrivato con la costanza. «Non era un mio sogno da bambino. È stato un turbine che mi ha travolto e che ha coinvolto tutta la mia vita. Oggi questo è il mio lavoro, la mia vita». Dietro ogni successo, però, resta invisibile la parte sommersa: «È come un iceberg. La punta che si vede è minima rispetto a tutto quello che c’è sotto: lavoro, sacrifici, tempo, difficoltà. Ma anche l’importanza di aver avuto sempre al mio fianco la federazione».
Con una ventina di campionati del mondo sulle spalle, Cividini ha conosciuto molte presidenze federali: «Ma io mi sono sempre sentito prima di tutto un atleta. E quando si vive lo sport, chi rappresenta la federazione ti supporta. Per me è sempre stato così».
Stage formativi: un metodo che ha cambiato le regioni
Oltre all’attività agonistica e istituzionale, Cividini è impegnato nella formazione, con un approccio inclusivo. «Organizziamo stage in tutte le regioni, proprio per superare le difficoltà strutturali di questo sport e cercare di abbattere le barriere», spiega. A sostenerlo in questo progetto c’è Luca Doria, presidente FISE Piemonte: «Una persona innovativa, che ha creduto nel mio approccio: un po’ da trascinatore, magari, ma anche da motivatore».
Gli stage sono aperti a tutti: «Dal bambino di 8 anni all’amatore di 80», ci ha spiegato Cristiano, descrivendo un metodo che sta dando risultati concreti, come lui stesso ha confermato «Abbiamo fatto ripartire innumerevoli regioni».
Un ulteriore passo avanti è arrivato con la semplificazione normativa: «Finalmente si è capito che la nostra disciplina ha bisogno di meno burocrazia e più sostenibilità. Senza abbassare il livello, sono stati eliminati alcuni ostacoli per i comitati organizzatori. Questo ha permesso la vera evoluzione».
Un team per il futuro
Oggi il lavoro di promozione e sviluppo poggia sulle spalle di un team ben strutturato: «Nel nuovo quadriennio abbiamo costruito un team. Abbiamo inserito nuovi ragazzi, giovani, motivati, che – come me anni fa – vogliono fare di questo il proprio futuro e io dico sempre che la differenza tra un professionista e un amatore è che il primo vive di questa professione, e non c’è motivazione migliore».

Para-driving: quando l’inclusione è reale
Accanto a tutto questo, il para-driving occupa un posto speciale nel cuore di Cividini. Un’esperienza personale lo ha avvicinato con forza a questa realtà: «Nel 2010 ho vissuto un momento molto cupo della mia vita. L’unico momento in cui mi sentivo una persona normale era quando ero seduto in carrozza. Quando non lo ero, ero su una sedia a rotelle. Questo mi ha fatto capire cosa provano queste persone».
Negli attacchi, l’integrazione dei para-driver è totale: «Condividiamo i campi prova, le gare. Se non ci sono abbastanza binomi per una categoria para, competono insieme ai normodotati con aiuti compensatori. Questo è il massimo dell’inclusione».
«Quale integrazione più bella può esserci per un padre che vede il proprio figlio gareggiare con gli altri bambini?».
Cristiano Cividini continua a guidare – in tutti i sensi – la crescita degli attacchi in Italia. Lo fa con competenza, ma soprattutto con quella passione incondizionata che, da un cavallo provato per gioco, lo ha portato a scrivere la storia di questa disciplina.
HSJ x FISE
Ph Sophia Ronga
© Riproduzione riservata.