Garmin entra nel mondo equestre: Blaze e il futuro dell’allenamento del cavallo atleta

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Garmin entra nel mondo equestre con Blaze

Garmin è un’azienda che ha costruito la propria identità sull’innovazione continua, anticipando i bisogni di chi vive lo sport e l’outdoor come una vera passione. Dalla navigazione GPS ai dispositivi indossabili, il brand ha saputo evolversi nel tempo, entrando con successo in diversi mercati, apparentemente lontani tra loro, mantenendo sempre al centro performance, affidabilità e lettura dei dati.

Oggi Garmin compie un ulteriore passo avanti, affacciandosi ufficialmente al mondo dell’equitazione con Blaze, un dispositivo pensato per monitorare l’attività e il benessere del cavallo atleta. Un ingresso che non nasce per caso, ma da un percorso di ascolto, sperimentazione e adattamento di un know-how tecnologico già consolidato nel mondo dello sport umano.

Ne abbiamo parlato con Severino Forini, product manager di Garmin Italy, che ci ha raccontato come nasce Blaze, quali esigenze del settore equestre hanno guidato lo sviluppo del prodotto e perché, oggi più che mai, tecnologia, prevenzione e benessere rappresentano una direzione inevitabile anche negli sport equestri.

Garmin è un’azienda con una lunga storia. Oggi però parliamo di Blaze, il prodotto con cui fate ufficialmente il primo ingresso nel mondo dell’equitazione. Com’è nata questa scelta?

Severino Forini: Garmin esiste da molti anni e, nel tempo, ha vissuto tante evoluzioni. Blaze è la prima volta in cui mettiamo davvero il naso nel mondo dell’equitazione, ma non è la prima volta che affrontiamo un settore “nuovo” per noi.
A Garmin piace sperimentare, e uno dei nostri punti di forza è proprio la capacità di essere presenti in molti ambiti. Chi ha qualche anno in più ricorderà che nei primi anni 2000 Garmin era sinonimo di navigatore per auto, quelli con la ventosa sul parabrezza. Oggi nessuno usa più quei dispositivi, ma Garmin è ancora qui — a differenza di tanti competitor dell’epoca — perché negli anni ha saputo reinventarsi, anticipando i bisogni del mercato.

Quando, dieci anni fa, si iniziava a parlare di GPS per bici e corsa, molti dicevano: “A cosa mi serve? So già dove vado”. Oggi invece è impensabile fare sport senza un dispositivo al polso o sul manubrio. Questa è la nostra forza: esplorare mercati, testare, imparare. Oggi funziona una cosa, domani chissà: bisogna essere pronti a cambiare.

Questo dà solidità e continuità. Serve una base solida, e la costruisci affrontando sfide anche molto lontane tra loro: ogni volta dobbiamo imparare un linguaggio nuovo, parlare con community diverse, guadagnarci credibilità. Con i cavalli è lo stesso, sd è proprio questo che rende divertente il nostro lavoro: accettare sfide continue. L’ultima è l’equitazione. Abbiamo iniziato con un primo prodotto e vediamo come risponde il mercato. Chissà, un giorno potrebbe perfino diventare un business importante.

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Un prodotto come questo nasce in modo “globale” o fate test per mercati specifici prima di distribuirlo?

Severino Forini: I prodotti vengono progettati e ingegnerizzati principalmente nelle nostre sedi americane. Gli stabilimenti di produzione si occupano dell’assemblaggio.
Di solito l’idea nasce dalle passioni, perché i nostri prodotti servono a soddisfare passioni: sono strumenti che permettono a chi pratica uno sport o un’attività di fare “di più”. Garmin ha decine di migliaia di dipendenti: c’è sempre qualcuno che, a un certo punto, alza la mano e dice: “Perché non facciamo questa cosa?”. Da lì partono analisi e indagini di mercato.

Quando un progetto prende forma, di norma lo distribuiamo worldwide: se lo fai per un Paese, ha senso provarlo anche altrove e vedere come reagiscono mercati diversi.

Parliamo di Blaze. Quando nasce l’idea e cosa vi ha spinto a entrare in questo settore?

Severino Forini: In realtà se ne parlava già prima degli anni 2000, da lì sono serviti circa due anni di sviluppo, perché cerchiamo di lanciare sul mercato prodotti il più possibile “maturi”. Ci sono stati tempi lunghi anche per trovare un elemento davvero differenziante rispetto a ciò che già esiste e per integrare Blaze con l’ecosistema Garmin.

In Italia, poi, non abbiamo avuto fretta: avevamo Fieracavalli poco dopo e abbiamo preferito arrivarci con un approccio di ascolto, per capire persone, clienti, rivenditori e appassionati. Volevamo prima comprendere bene le esigenze e poi costruire un percorso adatto al mercato.

Per un’azienda che non si era mai affacciata all’equitazione è fondamentale interfacciarsi con chi vive questo mondo. Come avete individuato le esigenze di cavalieri, istruttori, veterinari?

Severino Forini: Non partiamo da zero, perché Blaze deriva dai sensori cardio che già utilizziamo per gli atleti “a due zampe”. Abbiamo preso quel know-how e lo abbiamo adattato al cavallo, che in fondo è un atleta a quattro zampe.
Abbiamo analizzato ciò che esiste sul mercato, punti di forza e debolezza dei prodotti simili, e poi abbiamo raccolto feedback da persone del settore: veterinari, allenatori, e anche appassionati che montano nel tempo libero. Lo sviluppo avviene negli Stati Uniti e lì sono state coinvolte probabilmente centinaia di persone: prototipi, test, feedback, correzioni. E comunque lo sviluppo non finisce mai: i nostri prodotti restano “aperti” ad aggiornamenti continui, software e hardware.

Oggi siamo concentrati soprattutto su salute del cavallo e gestione dell’allenamento in modo più consapevole. Poi, col tempo, emergeranno nuove richieste.

Andiamo un po’ sul tecnico: com’è fatto e come funziona Blaze?

Severino Forini: Blaze è composto da una fascia in neoprene a strappo e da un piccolo sensore ottico (lo stesso principio dei nostri smartwatch). Il sensore si innesta nella fascia e la fascia si applica alla base della coda.
Questa è una delle scelte più importanti: lì c’è un’arteria che permette di leggere il battito cardiaco in modo molto efficace, spesso meglio che in altri punti. Inoltre il sensore ottico non richiede gel o acqua: lo applichi e lavora. E soprattutto, in quella posizione la fascia è stabile e non scivola, cosa che può succedere con le fasce da petto.

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Il sensore rileva la frequenza cardiaca istante per istante e, da lì, si determinano delle zone cardio. Le zone aiutano a capire a che intensità lavora il cavallo, come impostare allenamento e obiettivi: le zone più basse per riscaldamento o recupero da infortuni, quelle più alte per sviluppo di resistenza e performance, sempre con buon senso e controllo.

Tutti i dati vengono poi scaricati su un’app: l’oggetto vive con l’applicazione e crea uno storico utile per programmare allenamenti in modo più “scientifico”.

Un parametro chiave è anche il recupero della frequenza cardiaca: osservando quanto tempo impiega a scendere il battito dopo lo sforzo, un veterinario può individuare segnali di stress, dolore o squilibri non evidenti dall’esterno.

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Nel mondo equestre spesso c’è un po’ di resistenza verso la tecnologia. Come avete lavorato per renderlo accessibile? I dati possono essere letti da più utenti?

Severino Forini: Sì. Noi puntiamo sempre alla massima semplicità, perché non sappiamo chi userà il prodotto: una giovane amazzone, un istruttore, un veterinario molto esperto. L’obiettivo è raggiungere una platea ampia: dall’utilizzo “base” fino all’uso super professionale.
L’operazione iniziale è semplice: scarichi l’app e fai l’associazione Bluetooth. E da lì il sistema è intuitivo.

Perché uno strumento così può essere interessante per tutti gli sport equestri?

Severino Forini: Perché dietro un minuto di gara ci sono ore e ore di allenamento. Anche nel salto ostacoli, per esempio, serve capire quanto tempo di lavoro continuativo puoi chiedere, come risponde il cavallo allo sforzo, come recupera.
Certo, per discipline come endurance è intuitivo: controllo costante, tappe, visite veterinarie… ma il concetto vale ovunque. Anche nelle discipline dell’equitazione americana, dove il cavallo è una “molla” di potenza, scatto e velocità. E in generale lo scopo è sempre lo stesso: allenare bene e assicurarsi che stia bene. Sembrano due cose semplici, ma fanno la differenza.

Blaze poi integra anche un accelerometro, che permette di interpretare il movimento e ottenere dati come tempo trascorso nelle diverse andature e conteggio delle falcate. È utilissimo anche nel recupero da infortuni: quando il veterinario dice “10 minuti di trotto al giorno”, spesso si va “a sensazione”. Qui invece puoi misurare con precisione.

C’è poi un sensore di temperatura, pensato anche per la prevenzione dei colpi di calore durante l’attività, ma soprattutto durante il trasporto. In estate può fare davvero la differenza: puoi leggere la temperatura sullo smartphone e ricevere alert (anche al polso) se qualcosa non va, così ti fermi, idrati, gestisci la situazione.

Non abbiamo inserito un GPS nel sensore, ma il GPS è spesso già disponibile tramite smartphone o smartwatch Garmin: e i dati si combinano nell’app, aggiungendo velocità, distanza e tracciato.

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Perché Blaze è così innovativo?

Severino Forini: Noi partiamo da un bisogno e lo risolviamo. La novità forte è il sensore ottico in coda, più stabile e pratico, e poi tutta l’esperienza Garmin: l’affidabilità, l’ecosistema, l’integrazione con app e dispositivi, e l’approccio agli atleti — in questo caso, un atleta a quattro zampe.

Dall’allenamento quotidiano alla prevenzione degli infortuni, dal monitoraggio della frequenza cardiaca alla gestione dello stress e del recupero, Blaze si propone come uno strumento capace di tradurre in dati oggettivi ciò che, nel mondo equestre, è spesso affidato all’esperienza e alla sensibilità del singolo. Non per sostituirle, ma per affiancarle, offrendo una lettura più consapevole dello stato di salute e della preparazione del cavallo.

L’approccio di Garmin è chiaro: portare nel mondo equestre la stessa cultura della performance e del benessere già applicata con successo agli atleti umani, adattandola alle specificità di un atleta diverso, ma altrettanto complesso.

Un passo che guarda al futuro dell’equitazione, sempre più orientata verso la prevenzione, la sostenibilità dello sforzo e la tutela del cavallo atleta.

Blaze rappresenta così non solo un nuovo prodotto, ma un cambio di prospettiva: un invito a considerare l’allenamento e la salute del cavallo in modo sempre più scientifico, accessibile e condiviso, aprendo nuove possibilità per cavalieri, istruttori, veterinari e appassionati.

Una sfida che Garmin ha deciso di raccogliere, con la consapevolezza che l’innovazione, anche nell’equitazione, passa dall’ascolto e dalla capacità di evolversi insieme al proprio mercato.

Visita il sito www.garmin.com

Rita Leo Verheyden

Riproduzione riservata © Horseshowjumping.tv

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