Silvia Stevan, dai giochi al campo gara: «La mia vita nei Mounted Games».

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Dai giochi al campo gara: la mia vita nei Mounted Games»

Silvia Stevan racconta l’evoluzione del ludico e il ruolo formativo dei pony nei giochi di velocità della FISE.

Ci troviamo con Silvia Stevan, giudice benemerito di salto ostacoli, oggi residente nelle Marche, a Senigallia, ma con una formazione maturata soprattutto in Emilia-Romagna. Da oltre venticinque anni è una delle figure centrali del settore ludico FISE.

«Mi occupo del ludico dal 1998 e ho continuato in questo percorso» racconta. «L’inizio, in realtà, è stato quasi un errore». Ricorda quel momento al Parco Novi Sad di Modena: «Ero in giuria a un internazionale. Arriva un Presidente di Giuria e dice: c’è un francese che ha dei bambini che vogliono fare dei giochi. Vado io. Il francese era Jacques Cavé… e per me è stata una folgorazione: vedere quei bambini con i pony, alla loro altezza, completamente immersi nel gioco. Da lì non ho più smesso».

Mounted Games: l’incontro di gioco, tecnica e velocità

I Mounted Games rappresentano uno dei settori più dinamici dell’equitazione giovanile: una disciplina in cui agilità, rapidità, precisione e spirito di squadra si fondono in un’unica esperienza. I bambini iniziano spesso con l’attività ludica, costruendo un rapporto con il pony basato sulla fiducia e sul divertimento. «I bambini iniziano a montare e magari fanno subito qualche saltino, oppure cominciano dai giochi. Da qui possono passare all’attività MG, dove continuano a giocare ma all’interno di una disciplina strutturata».

Nel circuito MG FISE si contano 44 giochi, disputati individualmente, in coppia o in squadra

Nelle coppie, 2-3 binomi nelle categorie non pro;
nelle squadre, 4-5 binomi.
I regolamenti si ispirano al movimento internazionale MGA (Mounted Games Association).

Regole, ufficiali di gara e sicurezza

«Il gioco deve essere portato a termine. Se c’è un errore, deve essere rettificato finché non si conclude. Altrimenti la squadra prende 0 punti», spiega Silvia.

Una delle figure più importanti è lo starter: «È un ufficiale di gara, deve conoscere perfettamente tutte le regole e avere una voce chiara e decisa».

Le competizioni possono essere regionali, organizzate autonomamente da ogni comitato, o nazionali, articolate su tre campionati: individuale, coppie e squadre. A questi si aggiunge il Trofeo Federale, composto da quattro tappe e una finale, con eventi distribuiti tra Centro-Nord e Centro-Sud.

Il programma di Arezzo

«Ad Arezzo si inizia nel primo pomeriggio: prima le gare MG, poi quelle dei Club Pony Games. Venerdì entra un altro gruppo, sabato abbiamo l’ultima sessione e domenica la classifica finale, che tiene conto delle tappe precedenti e della finale».
Quest’anno le iscrizioni hanno superato 240 partecipanti.

Nella categoria Open, dai 18 anni in su, non c’è limite di età: «Abbiamo istruttori e tecnici con prestazioni davvero notevoli». A livello internazionale, «la nazione più forte rimane la Francia».

Formazione e futuro

Quando parla del suo ruolo all’interno della disciplina, negli occhi di Silvia si accende la stessa scintilla che raccontava di aver visto nei bambini del suo primo incontro con i giochi a pony. «Mi occupo della formazione dei giudici e dell’organizzazione dei vari eventi, in quanto delegato della Federazione», spiega con un orgoglio discreto ma palpabile. Per lei non è solo un incarico tecnico: è una responsabilità verso il futuro dei giovani cavalieri, dei pony e dell’intero movimento.

«La qualità degli ufficiali di gara è fondamentale» ribadisce. «Sono loro a garantire che tutto si svolga in sicurezza, con equità, ma anche con quello spirito di gioco che rende i Mounted Games così speciali».
Tra questi, una figura spicca su tutte: lo starter. «Lo starter deve conoscere ogni regola, ogni dettaglio, e avere una voce capace di guidare, rassicurare e dare ritmo alla gara. È il cuore pulsante di ogni manche».

Silvia ricorda che nei Mounted Games il regolamento non è solo tecnica, ma educazione sportiva: «Il gioco deve essere portato a termine. Se c’è un errore, va corretto. Si rimedia, si raddrizza, si riparte. Fino alla fine». Un insegnamento che vale tanto per la gara quanto per la crescita personale. «Se non si corregge l’errore, la squadra prende zero punti. E va bene così: è una lezione di responsabilità condivisa, di attenzione e di rispetto.»

Le competizioni sono strutturate su vari livelli. «Ci sono gare regionali, che ogni regione organizza secondo le proprie esigenze, e poi ci sono le gare nazionali».
A livello nazionale esistono tre campionati:

  • Individuale
  • A coppie
  • A squadre

Accanto a questi, il Trofeo Federale, che prevede quattro tappe e una finale nel 2026, pensate per abbracciare equamente il Centro-Nord e il Centro-Sud.

Quest’anno ad Arezzo, dopo le selezioni, si registrano già 230 iscritti: un numero che racconta da solo l’energia e la voglia di crescere della disciplina.
E nella categoria Open, che accoglie i cavalieri dai 18 anni in su senza limiti di età, convivono istruttori, tecnici e appassionati con prestazioni di altissimo livello: un esempio concreto di come i Mounted Games possano essere praticati e amati ad ogni età.

«La Francia è ancora la nazione di riferimento» ammette Silvia, «ma l’Italia sta crescendo, e molto. E ne sono davvero felice, quest’anno si sono piazzati spesso subito dopo la Francia a dimostrazione della preparazione che stanno avendo i nostri, soprattutto nelle categorie degli under 12 ».
È chiaro che per lei ogni regolamento, ogni gara, ogni giudice formato non è solo un tassello organizzativo, ma un passo avanti verso un movimento più solido, più maturo e sempre più capace di far vivere ai ragazzi la magia che l’ha conquistata tanti anni fa a Modena.

Rita Leo

nella foto Silvia Stevan

© Riproduzione riservata.

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