Slow feeding: un piccolo accorgimento per favorire la salute del cavallo

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slow feeding

Negli ultimi anni l’attenzione che viene riposta nei confronti del benessere dei cavalli è per fortuna molto aumentata, e in molti casi proprietari e cavalieri cercano di avvicinarsi il più possibile alle esigenze dei loro cavalli, piuttosto che alle proprie o a quelle del maneggio. Per poter fare questo è però necessario avere qualche conoscenza di base sulla fisiologia dei cavalli e anche sulla loro etologia, dunque sul loro comportamento naturale. Le due cose sono, infatti, strettamente correlate; trovo sia fondamentale per chi gestisce i cavalli e li monta avere questo tipo di nozioni che, a mio avviso, dovrebbero sempre essere parte integrante della preparazione di ciascun cavaliere.
Questo per dire che tutti dovrebbero avere ben presente come si nutre in natura un cavallo, e che i sistemi di alimentazione che vengono adottati nella maggior parte delle scuderie, non si avvicinano neanche un pochino a quello che sarebbe fisiologicamente più adatto per i cavalli, il più delle volte per stare nelle spese sia per quanto riguarda la mano d’opera che per la materia prima, il fieno.
Ginger fieno Piccolo    
Questo si ripercuote negativamente sia sulla loro salute che sul loro comportamento. Il confinamento forzato in box per tante ore consecutive con a disposizione poco fieno da mangiare, è una delle maggiori cause di problemi comportamentali nel cavallo: il box non dovrebbe, infatti, essere per il cavallo una galera dove annoiarsi mortalmente per la maggior parte della giornata, ma un luogo sicuro dove rientrare e sentirsi a casa per riposare e mangiare in tranquillità.
In natura un cavallo mangia per oltre 18 ore al giorno delle quantità di erba che non sono mai esagerate, a meno che non ci si trovi in luoghi fortunati dove il pascolo è particolarmente ricco, come ad esempio il Kentucky o la Normandia. Nella stragrande maggioranza dei pascoli, anche i più belli, l’erba è generalmente in una quantità “ragionevole”, soprattutto se impegnati a mangiarla ci sono più cavalli giorno e notte.
cavalli pascolo    
Viene quindi da sè che un cavallo a cui date una razione di fieno che gli basta per un ora o poco più, non mastichi abbastanza e questo non è sano sia il suo stomaco che, appunto, per la sua psiche; spesso a causa della noia possono sviluppare vizi potenzialmente dannosi come il tic d’appoggio, il ballo dell’orso o anche mangiare la lettiera o, se vivono fuori, la terra, le foglie o la corteccia degli alberi. Vi ricordo che ci sono piante potenzialmente velenose per il cavallo che, se non avesse fame, si guarderebbe bene dal mangiare.
Dare il fieno “contato” in scuderia o in paddock senza erba, anche 3 volte a giorno, è spesso insufficiente per mantenere stomaco e intestino al meglio delle loro funzionalità e non far annoiare il cavallo.
Cosciente che il fieno sia l’alimento più importante e della fisiologia di questi animali, così grossi ma anche così deboli su diversi punti di vista, sono sempre stata molto attenta a non lasciare mai senza fieno troppo a lungo i cavalli ricoverati in clinica. Negli anni ho conosciuto tanti cavalli diversi, ognuno con caratteristiche ben precise relative al loro rapporto con il cibo, chi è più ingordo e finisce la razione di fieno in un tempo brevissimo rimanendo poi per il resto della notte senza, chi invece è più lento a mangiare ma comunque lo termina tutto senza lasciarne e poi c’è la categoria degli “spreconi”. Gli spreconi cono quei cavalli che hanno la buona abitudine di sparpagliare il fieno in giro per tutto il box, soprattutto se le razioni sono abbondanti, per poi schiacciarlo sotto i piedi, sporcarci sopra per infine lasciarlo lì, probabilmente perché non più abbastanza gustoso.
Ci sono stati anni che non vi nego di aver riempito al mattino carri con molto fieno tirato su insieme alla lettiera e questo stupidamente non mi ha mai pesato più di tanto, probabilmente perché non avevo ancora trovato nulla che potesse realmente aiutarmi ad evitarlo. Un minimo di spreco, infatti, era in parte preventivato dato che il fieno andava lasciato a disposizione dei cavalli. Molti dei soggetti che ricovero per periodi di riabilitazione, hanno problemi gastrici legati allo stress e a lunghi periodi di dieta forzata, perché nell’immaginario collettivo un cavallo infortunato va lasciato in box a solo fieno. Nulla di più sbagliato, perché così perdono muscolatura, sviluppano gastriti e ulcere e si deprimono moltissimo. In ogni caso la possibilità di avere una dose di fieno sufficiente che li occupi per molte ore, ritengo sia una parte fondamentale del processo di riabilitazione che i cavalli ricoverati fanno qui da me, assieme alla somministrazione di concentrati studiati in base alle esigenze del singolo cavallo.
Aaron in scuderia    
Ma torniamo al fieno…
Un altro cruccio che mi ha sempre arrovellato era anche il numero di ore che inevitabilmente i cavalli trascorrevano di notte senza avere più fieno a disposizione, perché ovviamente una volta terminato nessuno poteva aggiungerne di nuovo nottetempo.
Quindi i problemi principali per me erano un eccessivo spreco, e un controllo più rigoroso sulla quantità giornaliera di fieno disponibile per ogni cavallo, distribuita però nell’arco di tutte le ore che i cavalli trascorrevano nel box. Il problema del paddock qui da noi non esiste perché i recinti sono grandi e con tanta erba e, comunque, mettiamo sempre un po’ di fieno a disposizione di ciascun cavallo anche fuori.
La maggior parte dei cavalli ricoverati qui trascorrono molte ore al paddock durante la giornata e dunque, rispetto a quello che succede nella maggior parte delle scuderie, il tempo trascorso in box era, a seconda della stagione, più o meno lungo ma certamente non comprendeva l’intera giornata.
È stato grazie a queste premesse che mi sono timidamente avvicinata allo slow feeding, inizialmente solo per alcuni cavalli della scuderia, quelli che, appunto, erano a mio avviso i più “spreconi”. Conoscevo bene questo sistema per foraggiare i cavalli in maniera più continuativa, tanto da averlo già consigliato a diversi clienti che dovevano combattere contro le continue gastriti del loro cavallo, ma personalmente non avevo ancora sentito l’esigenza di modificare totalmente il sistema di foraggiare i cavalli nella mia scuderia. La stagione 2017 però è stata molto arida e questo ha comportato un innalzamento esagerato del prezzo del fieno, che naturalmente era poco per tutti i potenziali clienti che ne avevano bisogno. Questo ha inciso notevolmente sulle finanze della scuderia e devo ammettere che in quel periodo ogni pagliuzza di fieno sprecata, perché schiacciata sotto ai piedi, era per me un colpo al cuore.
E allora che fare?
La soluzione l’avevo, si trattava solo di uscire dalle nostre abitudini quotidiane per fare un cambiamento, che nella realtà avrebbe portato beneficio ai cavalli in primis, ma anche a noi che dobbiamo gestirli, perché avremmo ridotto gli sprechi e il tempo per pulire i box con il fieno mescolato al truciolo.
Ma cosa si intende per slow feeding?
Letteralmente significa rallentarel’assunzione del fieno da parte del cavallo mimando, appunto, il comportamento che avrebbe in natura, mangiando poco ma spesso. In questo modo lo stomaco non rimane vuoto per troppe ore consecutive e l’acidità gastrica non ha modo di aggredire la mucosa favorendo l’insorgenza delle ulcere. In più il cavallo avendo sempre qualcosa da spiluccare si annoia di meno limitando, appunto, tutti questi comportamenti stereotipati legati alla noia.
L’unico modo per attuare concretamente questo sistema è di avvalersi di speciali sacchi fatti di rete che si riempiono di fieno e si appendono dove vive il cavallo, che sia il box o la capannina. Di reti da slow feeding in commercio ce ne sono diverse, ognuna con delle sue caratteristiche di robustezza, di misure, di ampiezza dei buchi della rete e, naturalmente, di prezzo. Più i buchi sono piccoli più il cavallo farà fatica a prendere il fieno all’interno della rete e di conseguenza sarà costretto a mangiare più lentamente.
Dopo aver timidamente iniziato ad utilizzarle devo dire che ci ho messo poco a convertire tutti i box della scuderia. Il vero dubbio iniziale era legato al tempo che ci avrebbe impegnato riempirle tutte le mattine, ma nel giro di poco ci siamo costruiti una tecnica efficiente, che ci permette di prepararle velocemente, facendo meno sporco possibile.
Pina 2    
Rete 2    
Ogni cavallo ha la sua rete, che più si adatta alle sue necessità: ci sono cavalli piccoli o sovrappeso a cui mettiamo reti più piccole o con fori di misura minore, e poi ci sono tutti gli altri cavalli, non troppo ingordi, che si finiscono tranquillamente la loro dose (che dovrebbe essere circa il 2% del suo peso vivo), nel corso delle 24h.
Le nostre reti sono belle robuste e rinforzate nei punti maggiormente sottoposti ad essere maltrattati dal cavallo, altrimenti ho visto che nei punti più deboli tendono a rompersi velocemente. Al mattino le riempiamo per bene in un tempo assolutamente accettabile e, se i cavalli sono stati dentro, al pomeriggio dobbiamo solo fare una piccola aggiunta direttamente dalla carriola. Le attacchiamo non troppo alte in modo che per una buona parte il cavallo sia costretto ad abbassare la testa per mangiare, così come farebbe in natura.
Per altro la movimentazione del fieno avviene solo dal ballone alla rete fuori dalla scuderia, e questo implica una riduzione importante della polvere che, purtroppo, anche con il fieno migliore viene rilasciata nell’ambiente, con conseguenze sui polmoni e dunque sulla respirazione dei cavalli che vivono lì.
Per chi usa le ballette il discorso è un po’ diverso, ma se continueranno a costare così tanto le scuderie dovranno rivedere il tipo di imballo del fieno che acquistano, altrimenti chi ne farà le spese saranno comunque i cavalli che si ritroveranno a mangiare razioni di fieno sempre meno abbondanti.
Il fieno è di fondamentale importanza per la dieta di un cavallo, più dei concentrati e di altre cose che spesso si danno convinti che incidano positivamente sulla salute dell’animale, che molte volte ha solo bisogno di mangiare una dieta in cui la fibra non sia un optional.
Fieno-Ballette in campo    
Chiaro che la mia gestione in clinica è particolarmente attenta alle necessità del singolo cavallo e che nelle scuderie si riesce meno a far fronte a tutte queste esigenze, un po’ per i costi e un po’ per il personale che spesso non può star dietro a ciascun cavallo singolarmente con l’attenzione che servirebbe.
L’utilizzo delle reti da slow feeding vuole essere un aiuto in più in questo senso, per limitare gli sprechi, e favorire un consumo più lento del fieno e dunque distribuito lungo il corso della giornata.
Leonida    
Recenti studi sul naturale comportamento dei cavalli ci ha portato a fare passi da gigante riguardo ad una gestione più attenta al loro benessere; rimanere legati a vecchie usanze per non provare le novità può essere controproducente. Uscire quindi dalle proprie abitudini per fare un cambiamento gestionale che potrebbe sembrare più impegnativo di quello che è nella realtà, potrebbe essere un ottima cosa su molti fronti diversi.
© Dott. Carlotta Caminiti 2021- Tutti i diritti riservati

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