Ronzinante, ma non troppo!

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La scelta di un nome per il proprio cavallo è un momento importante perché sarà poi quello che porterà sui campi di gara, nei concorsi, sulle piste degli ippodromi.

La scelta di un nome per il proprio cavallo è un momento importante.

Il nome del proprio cavallo sarà quello che porterà sui campi di gara, nei concorsi, sulle piste degli ippodromi.

Molte volte il nome è imposto dall’allevatore e, quindi, non c’è margine di scelta a meno di non esser disposti ad affrontare lunghe e costose trafile burocratiche.

Ronzinante 1 il fantino Ivan El Rherras
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Parlando di Purosangue Inglese, il sogno di ciascun proprietario è quello di vincere il Derby, la prova di selezione più importante per i cavalli di 3 anni. Se poi si deve sognare in grande, il Derby dei Derby è quello inglese che si disputa il primo sabato di giugno a Epsom.

Quindi, se da una parte è bene non scegliere un nome troppo ridondante e presuntuoso, dall’altro non è nemmeno bello imporre a un cavallo un nome che, anche se magari ci ricorda un caro parente, è per contro frustrante. Si è mai sentito di un Derby winner chiamato Nonno Pino? No davvero

A parte gli scherzi, oggi vogliamo però ironizzare sul nome imposto a un Purosangue Inglese. La sua storia inizia in Irlanda, dove è stato allevato per essere poi passato nel 2023 a un’asta per yearling dove, però, resta invenduto.

Ronzinante 2 a destra RICCARDO MENICHETTI
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A quell’asta ci sono anche molti operatori ippici italiani e uno di questi è Riccardo Menichetti che, dopo una valente carriera in sella come gentleman rider, ha intrapreso quella di allenatore e di corse ne ha vinte proprio tante, anche di molto importanti.

Ha plasmato dei veri e propri campioni, come Dionisia e Gladatorius. La prima, dopo aver vinto alcune tra le più importanti corse della sua generazione, è stata acquistata dal magnate giapponese Teruya Yoshida. Gladiatorius, fenomenale sulle piste italiane, ha trovato un altro acquirente internazionale: la scuderia Godolphin di Sheikh Maktoum, ruler del Dubai. Questo per inquadrare di cosa è stato capace Riccardo Menichetti nel corso della sua carriera.


Al termine di quell’asta, l’allenatore riceve la richiesta di un suo caro amico, Cesare Pieraccini, che gli chiede di trovare un cavallino per lui cercando tra i cavalli invenduti. Riccardo si mette a cercare e il suo occhio viene attratto da un sauro, balzano ai due posteriori che gli ricorda un altro suo allievo plurivincitore, Unique Diamond. La contrattazione è veloce e l’acquisto si chiude per 1.500 Euro.

Il puledro arriva in Italia, è senza nome ed è Anna Maria Salvioni, moglie di Riccardo, che sceglie come “battezzare” i cavalli di scuderia. A dire il vero non è un adone e il muso non ricorda quello di un elegante Purosangue.

Pensa, quindi, di chiamarlo Ronzinante.


Il nome è in qualche modo epico, visto che tutti (più o meno) sanno che così si chiamava il destriero di Don Chisciotte della Mancia, il personaggio reso celebre da Miguel de Cervantes. Il Ronzinante letterario non aveva certo l’aspetto del più nobile tra i destrieri ma per il cavaliere errante era bello e valente tanto quanto il famoso Bucefalo di Alessandro Magno.

Il Ronzinante nostrano inizia la sua carriera di corse nel giugno 2024 a Roma terminando ultimo, lontano dal penultimo. Non un inizio esaltante. Il risultato non cambia nelle successive tre corse, poi arrivano tre quarti posti (correndo sempre sulla pista di casa, l’ippodromo delle Capannelle di Roma) prima di un altro risultato negativo, quest’ultima volta a Napoli. Riccardo decide di provare su un altro ippodromo, dove cambiano le caratteristiche della pista perché il fondo è in sabbia e, soprattutto, si corre a mano sinistra perché Ronzinante ha la tendenza ad “appoggiare” a destra e, quindi, si prova a invertire il senso di marcia.

Ronzinante
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Il 26 febbraio Ronzinante si presenta alle gabbie di partenza contro sei avversari. Nei pronostici è considerato il penultimo del campo, un outsider. È all’ottava corsa in carriera e, forse, anche il suo nome non lo fa considerare come un possibile protagonista. La distanza della prova è di 1.600 metri e Ronzinante parte bene, si mette vicino al leader e, quando mancano 500 metri alla conclusione passa al comando e va a vincere in solitudine relegando il più vicino dei rivali a 9 lunghezze.

Certo, non si tratta di un gran premio ma, almeno ha vinto! Dopo 15 giorni corre nuovamente a Roma dove, nonostante la recente affermazione, è snobbato da tutti ma corre benino, terminando quarto.

C’è un’altra occasione per lui a Follonica, il 19 marzo, ma è su una distanza mai affrontata in carriera: gli impegnativi 2.200 metri. Nonostante questa incognita è uno dei più attesi per la vittoria. Il suo fantino sempre Ivan El Rherras che ormai lo conosce benissimo. Anche questa volta si mantiene a tiro dei primi e quando entra in dirittura d’arrivo, sferra l’attacco ai rivali, passa e vince con quasi 5 lunghezze di vantaggio.

Adesso siamo a due vittorie in 10 corse e la consapevolezza di aver trovato una pista sulla quale sa esprimersi al meglio.

Peccato che il 31 marzo a Follonica si disputerà l’ultima giornata di corse della stagione invernale e in Italia non ci sono altri ippodromi dove si corre a mano sinistra ma ce ne sono che hanno ugualmente il fondo sabbioso.

Buona fortuna Ronzinante, chissà che tu non riesca a diventare un altro campione come quelli che Riccardo Menichetti ha già saputo creare.

Enrico Querci

© Riproduzione riservata.

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