Giulia Cecchinato: quando l’equitazione riabilitativa regala libertà

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Equitazione riabilitativa: mano che accarezza un cavallo in scuderia

Martedì 3 Dicembre è stata la giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. L’equitazione riabilitativa, o ippoterapia, da sempre aiuta i ragazzi diversamente abili a migliorare la loro qualità di vita ed entrare in contatto con un animale così sensibile è un’esperienza che li cambia profondamente e dona loro delle sensazioni uniche.

Per l’occasione abbiamo raggiunto Giulia Cecchinato, una ragazza che, a seguito di una paralisi cerebrale infantile che ne ha compromesso l’area motoria, si è approcciata all’equitazione, tornando a sentirsi libera. Noi di HSJ abbiamo voluto approfondire la storia di Giulia, chiedendole di come si è approcciata all’ippoterapia e delle sensazioni che prova quando entra in contatto con questo meraviglioso animale.

Ciao Giulia, come prima cosa, noi di HSJ, vorremmo sapere la tua storia.

“Sono una ragazza di 28 anni della provincia di Varese, laureata in mediazione linguistica e impiegata in un’azienda internazionale.
Nella vita ho sempre avuto fretta
commenta scherzando – , e infatti sono nata ad appena 26 settimane di gravidanza. In seguito, tramite un iter medico complesso sono stata diagnosticata con la paralisi cerebrale infantile, che ha compromesso l’area motoria. Difatti non cammino ma mi sposto su una sedia a rotelle.”

Come hai approcciato al mondo equestre e cosa ti ha portato ad avvicinarti al cavallo?

“Già dall’infanzia, era stato detto ai miei genitori che un’attività di ippoterapia poteva apportare dei benefici al mio scarso equilibrio oltre che a rafforzare i muscoli della schiena. Inoltre, era stato detto, oltre che affermato scientificamente, che il passo del cavallo mimasse quello umano, quindi quest’attività poteva davvero rappresentare un’ottima terapia per migliorare la mia salute.”

Vent’anni fa, però, non si avevano tutte le informazioni che si hanno oggi, quindi è stato difficile iniziare e dare continuità a quel tipo di percorso…

“All’inizio c’era molta disinformazione, si credeva che il montare a cavallo rendesse storte le gambe e peggiorasse la mia situazione, quindi l’idea di approcciarsi al cavallo è stata rimandata finché non ho scoperto di avere un maneggio vicino casa.
Feci sei mesi lì, ma furono poi i suoi stessi proprietari ad indicarmi il centro che frequento tuttora, non essendo loro specializzati in equitazione per disabili.”

Dove pratichi equitazione oggi e che disciplina prediligi?

“Attualmente monto al centro ippico Ronco di Diana di Arsago Seprio in provincia di Varese, dove mi segue Gabriella Von Asboth, giudice internazionale di paradressage ed istruttrice di terzo livello FISE. Faccio un lavoro che unisce la riabilitazione equestre, con guida del cavallo ed attenzione soprattutto all’equilibrio ed assetto in sella, alla parte pre-agonistica, con specializzazione verso il paradressage.
In passato ho fatto anche qualche gara amatoriale, divertendomi molto, ma per il momento è accantonata la possibilità di entrare nel rettangolo per via dei miei impegni. In futuro non nego di rimettermi in gioco.”

Passando all’aspetto emotivo, cosa provi quando entri in contatto con il cavallo, quali sono le sensazioni e i benefici che ne trai?

“La sensazione più evidente e più forte che provo, detto in maniera schietta, è quella di camminare.
Il cavallo è come se mi donasse le sue gambe per farmi  muovere e sentirmi libera, alla pari con gli altri. Proprio per questo motivo considero da sempre l’equitazione sport inclusivo, in quanto al cavallo non interessa nulla della disabilità o meno, o di qualsiasi altra caratteristica.”

Giulia non nasconde quanto il cavallo abbia avuto un ruolo fondamentale, non sono per lei.

“È l’animale che forse più di tutti ha scritto la storia della nostra civiltà ed approfittare della sua presenza, anche per uso terapeutico, è un enorme riconoscimento per quanto è stato a fianco dell’essere umano.”

Un’ultima domanda Giulia, che consigli daresti a chi si approccia per la prima volta a questo sport?

“Consiglio vivamente di informarsi bene sulla realtà dell’ippoterapia, della rieducazione equestre e dello sport paralimpico prima di tutto, e poi di valutare le realtà vicine.
Se siete della provincia di Varese, Ronco di Diana è una bellissima realtà che, oltre ad avere una scuola di equitazione specializzata in completo, offre anche attività per disabili che vanno dall’ippoterapia all’equitazione sportiva, grazie alla presenza di Gabriella Von Asboth, istruttore di III livello FISE e giudice internazionale di paradressage e di Serena Cinellu, tecnico FISE di base.”

Il mondo equestre ed il cavallo ancora una volta si dimostrano, in un certo senso, precursori, mostrando quanto questo sport possa essere inclusivo e quanto la sensibilità di questo animale riesca a toccare vette inimmaginabili e donare momenti indimenticabili.

Un ringraziamento speciale va a Giulia che ha voluto condividere con noi di HSJ la sua storia e le sue emozioni.

Damiano Poggi

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