Picasso e il rapporto indissolubile fra uomo e cavallo
“Ragazzo che conduce un cavallo”, la tela esposta al Museum of Modern Art a New York
Il giovane Picasso e il suo amore per i cavalli
Pablo Picasso nacque a Malaga nel 1881 ed è conosciuto come il fondatore del Cubismo oltre che come uno dei pittori più geniali e longevi del Novecento Europeo. In ogni momento della sua celebre carriera ha sempre amato raffigurare sulle sue tele gli animali, si dice che in uno dei suoi momenti di maggior ricchezza e fama, amasse farsi accompagnare in limousine alle discariche dove poteva recuperare oggetti interessanti per poter realizzare sculture che ricordassero appunto gli animali.
“Ragazzo che Conduce un Cavallo”: l’opera iconica
Il cavallo, però, sembrava possedere un fascino particolare agli occhi di questo straordinario artista fin dalla gioventù e ben prima che raggiungesse il culmine della sua fama. Quando realizzò “Ragazzo che conduce un cavallo”, una tela ora esposta al Museum of Modern Art a New York, era il 1905 circa e Picasso non era ancora né ricco né famoso, anche se da lì a poco avrebbe diffuso le prime opere cubiste che lo avrebbero poi reso uno dei pittori più noti dell’epoca.
Aveva solo 24 anni e viveva a Montmartre, a Parigi, dove si recò diverse volte nel corso della sua esistenza. In quegli anni Pablo Picasso frequentava molto Il Circo Medrano di Parigi, presso il quale assistì a spettacoli e numeri di equilibrismo equestre: quelle scene lo colpirono così tanto da ispirare una serie innumerevole di disegni e dipinti in cui venivano raffigurati cavalli e cavalieri.
Il “ragazzo con cavallo“ non era sempre stato così come lo vediamo oggi: inizialmente doveva essere un disegno che rappresentava una ragazza a cavallo ed un ragazzo vestito che lo conduceva.
Il legame indissolubile fra uomo e cavallo
L’opera subì diverse variazioni e modifiche, tra cui l’eliminazione della fanciulla e dei vestiti dell’uomo, fino ad arrivare ad essere ciò che è oggi: un dipinto che celebra la bellezza selvaggia di un giovane e del suo cavallo in uno scenario indefinito, fuori da qualsiasi tempo o spazio, che rende il fascino di questa tela universale e primevo. Picasso mostra un legame indissolubile fra uomo e cavallo, un legame che supera ogni cosa e ben più forte di qualsiasi finimento di cuoio in grado di legare e tenere l’animale al proprio fianco.
Il cavallo, infatti, è libero, ciò nonostante non mostra nessuna volontà di allontanarsi dal suo giovane amico. La scelta di non vestire il ragazzo trasforma un momento che potrebbe verificarsi normalmente ogni giorno in una scena onirica, un sogno in cui il cavallo è concentrato completamente su quell’umano a cui tanto è legato. Il giovane guida con il braccio l’animale e, contemporaneamente, lo mantiene a debita distanza mentre il cavallo, che potrebbe fuggire da un momento all’altro, sceglie di non farlo.
Picasso voleva rappresentare l‘intensa affinità fra uomo e cavallo e, allo stesso tempo, il fatto che i due non si comprenderanno mai del tutto: in entrambi esisteranno sempre delle zone d’ombra che l’uno o l’altro non potranno mai comprendere fino in fondo, ma forse è proprio questo ciò che rende così affascinante il loro rapporto.
ACHSJ
Fonte: Il cavallo nell’arte, Rachel Barnes e Simon Barnes
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