Metzengerstein, il cavallo demoniaco di Edgar Allan Poe

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L’anima non si trova che una sola volta dentro a un corpo sensibile. Così un cavallo, un cane ed anche un uomo non sono che l’illusoria rassomiglianza di tali esseri”.

— in francese nel testo originale, estratto del testo ‘Metzengerstein’ dove Edgar Allan Poe cita Jean de La Bruyère

Metzengerstein’ è il primo racconto breve dello scrittore statunitense Edgar Allan Poe, dato alle stampe nel 14 gennaio 1932. Come indica il titolo, la storia ruota attorno al concetto della metempsicosi, la reincarnazione delle anime non solo in essere umani, ma anche in animali o altre forme.

Nella narrazione, Poe raffigura tale concetto attraverso la figura di un cavallo spettrale dal colore del fuoco, e il perverso rapporto nato tra quest’ultimo, e un giovane aristocratico. La natura gotica e gli elementi soprannaturali del racconto non ottennero grande consenso dalla critica, ma nonostante ciò, fu l’incipit delle ambizioni letterarie dello scrittore.

Trama

La storia è ambientata nell’Europa del XIX secolo, e ha come sfondo la rivalità tra due famiglie nobili ungheresi, i Metzengerstein e Berlifitzing. Per diversi secoli, odio e rancore avevano diviso le due famiglie, e in molti associavano tali sentimenti alle parole di un’antica profezia: “Un gran nome cadrà con un tonfo terribile, quando la mortalità di Metzengerstein avrà trionfato come il cavaliere sul suo cavallo dell’immortalità di Berlifitzing.”

Un giorno, il protagonista Fredrick Metzengerstein, giovane aristocratico che aveva ereditato la proprietà familiare, si siede a osservare un vecchio arazzo. Nel quadro vede raffigurati un membro della sua casata, mentre uccide uno della casata rivale, il cui corpo giace sul suo cavallo. Il giovane, dall’animo vendicativo e meschino, rimane incantato dalla figura dell’animale, espressione della truce vittoria.

Il momento, viene però interrotto da alcuni paggi, che informano il barone sulla morte dell’erede della famiglia rivale, William Von Berlifitzing, a causa di in un incendio scoppiato nelle stalle della sua tenuta. L’unico sopravvissuto pare essere un cavallo gigantesco di colore fiammeggiante, con le lettere WVB marchiate sulla fronte, di cui nessuno rivendica la proprietà. Il giovane Metzengerstein decide di tenersi l’animale e addomesticarlo, pensando di sottrarlo alla famiglia nemica per le iniziali che portava. Con il tempo, il cavallo dalle sembianze spettrali diventò un’ossessione per il barone, aggravando la sua condotta, e spingendolo in un vortice di pazzia.

Una notte, Fredrick è fuori a cavalcare il suo cupo destriero, quando si accorge che il suo castello è immerso dalle fiamme. Il cavallo, impossessato da una forza demoniaca, non risponde più al suo volere, gettandosi nel fuoco con il giovane, l’ultimo uomo a portare il nome della dinastia dei Metzengerstein. Poco dopo, la storia si chiude con una nuvola di fumo che aleggia su tutta la tenuta: è a forma di cavallo.

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Metzengerstein, il cavallo demoniaco di Edgar Allan Poe 4

Tematiche di Metzengerstein e il simbolo del cavallo

Sin dall’inizio del racconto, Poe introduce il tema della metempsicosi e l’elemento del cavallo. Nella prima parte di Metzengerstein, l’autore spiega le credenze e le superstizioni ungheresi (popolo del protagonista) tramite una citazione dello scrittore francese Jean de la Bruyère: “L’anima non si trova che una sola volta dentro a un corpo sensibile. Così un cavallo, un cane ed anche un uomo non sono che l’illusoria rassomiglianza di tali esseri”. Con questa pensiero, Poe delinea la metafora su cui basa l’intero racconto.

L’immagine del cavallo, che nella storia sembra possedere qualità soprannaturali, diventa simbolo del legame tra la vita e la morte, e lo scorrere del tempo. Il deterioramento psicologico del protagonista, Frederick Metzengerstein, e la sua caduta nella follia, cominciano e terminano con la figura del cavallo, che veicola anche il tema del destino e della vendetta. Di fatti, non è il giovane barone a impossessarsi dell’animale, ma quest’ultimo di lui, predestinato a rubargli l’anima, e la vita. Questo scenario gotico, assieme alla propensione all’esplorazione dell’animo umano, prefigurano diversi elementi che Poe utilizzerà nei suoi successivi racconti.

Edgar Alan Poe: vita turbolenta e maledetta

Edgar Allan Poe circa 1849 restored squared off
Edgar Alan Poe

Edgar Allan Poe nacque a Boston nel 1809, figlio di attori girovaghi. Il padre, un alcolizzato, scomparve poco dopo la sua nascita, e la madre morì a Richmond, in Virginia, prima del terzo compleanno del figlio. Poe entrò a far parte della famiglia di John Allan, un ricco mercante del luogo. Dopo aver trascorso cinque anni in Inghilterra con i suoi genitori adottivi, tornò in America, dove fu iscritto alla prestigiosa Università della Virginia. Nonostante gli ottimi risultati negli studi di lingue antiche e moderne, il giovane Poe conduceva una vita persa nel mondo del gioco d’azzardo e dell’alcol. Litigò con il padre adottivo, che lo escluse dal testamento, e lo allontanò dall’università dopo un solo anno.

A diciotto anni, Poe lasciò la casa adottiva per arruolarsi all’Accademia Militare di Westpoint, dalla quale fu sospeso dopo un breve periodo, perché trascurava i suoi doveri per dedicarsi alla letteratura. Al termine del suo servizio, di fatti, aveva già scritto due raccolte di poesie. A causa della difficile situazione finanziaria, Poe si trasferì a casa di sua zia a Boston, dove iniziò a lavorare come editore, ed ebbe l’opportunità di avviare la sua carriera letteraria. All’età di ventisette anni sposò la cugina tredicenne Virginia, malata di tubercolosi, che morì a causa della malattia nel 1847. Successiva la morte della moglie, lo scrittore iniziò a cadere in uno stato di forte depressione, abbandonandosi alle droghe e all’alcol. Morì a Baltimora nel 1849 per motivi ancora sconosciuti.

Edgar Allan Poe fu considerato immorale e controverso dai suoi contemporanei, e il suo valore letterario fu riconosciuto solo dopo che morì. La sofferenza e la solitudine legate alla sua vita ‘maledetta’, hanno segnato l’intera opera dell’autore.

Teorie letterarie e opere

Edgar Allan Poe fu uno dei più importanti esponenti della letteratura americana, pioniere del racconto gotico e poliziesco, e padre del romanzo giallo. Scrittore, poeta e critico letterario, divenne famoso per le sue storie del terrore, le quali riflettono non solo la sofferenza dell’autore, ma anche la sua teoria letteraria. Tra questi racconti troviamo, ad esempio, ’Il Gatto Nero’ e ‘La Maschera della Morte Rossa’. Nel 1838 pubblicò il suo unico romanzo ‘Le Avventure di Gordon Pym’, e due anni a seguire, la sua prima raccolta di racconti ‘Racconti del grottesco e dell’arabesco’.

Poe riteneva la poesia superiore alla prosa, e la maggior parte delle storie erano brevi, circoscritte a un tempo limitato, e basate su ‘un certo unico e singolo effetto’. Questo pensiero era volto per approfondire l’impatto emotivo sul lettore, come lo era anche il suo metodo di scrittura, dove per costruire un racconto, iniziava dalla conclusione, e procedeva a ritroso. Espose queste teorie in opere di critica letteraria come ‘La Filosofia della Composizione’, pubblicata nel 1846, e ‘Il Principio Poetico’, 1850.

Seguendo questo pensiero, lo scrittore si considerava prima di tutto un poeta, e solo in seguito un autore di racconti, nati principalmente come fonte di sostegno finanziario. Con la poesia ‘Il Corvo’, pubblicata nella raccolta ‘Il Corvo e altre Poesie’ nel 1845, Poe raggiunse un successo talmente alto, da procurargli il nomignolo di ‘Signor Corvo’.

Ludovica Locatelli

Fonti: Introduzione di Julian Symmons, Il Pozzo e il Pendolo e altri racconti, Edgar Allan Poe; The Cambridge Companion to Edgar Allan Poe, edited by Kevin J.Hayes

© Riproduzione riservata.

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