L’ippica protesta ma abbaia alla luna.

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Protesta ippica

Spiace, a distanza di anni, aver assistito in questi giorni, ancora una volta, alle stesse scene di protesta del comparto ippico davanti al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. E’ dal 2011 cioè da quando fu decisa la soppressione dell’Unione incremento razze equine in acronimo UNIRE che l’ippica italiana non trova più pace. Non che negli anni antecedenti fossero tutte rose e fiori ma perlomeno si sapeva, con la massima certezza, a chi rivolgersi ed ottenere risposte precise. Per onestà va aggiunto che c’era anche chi affermava, in quegli anni, che l’UNIRE non fosse altro che “un carrozzone inutile“ o un “refugium peccatorum“ di raccomandati della politica, ma sta di fatto però che operava e faceva funzionare tutto il movimento italiano legato al mondo del cavallo. Ad aiutare e mantenere stabile la situazione economica dell’Ente di riferimento provvide fino al 2001 la corsa Tris del venerdi che costava 1 euro e che di mese in mese vedeva crescere il suo montepremi sottraendo scommettitori anche al gioco del Lotto. La parabola discendente, come ben noto, ebbe inizio nel 2002 con la nomina a segretario generale UNIRE di Franco Panzironi voluta dall’allora Ministro dell’Agricoltura Alemanno. Una discesa inarrestabile che spinse il Ministero nel 2011 a sciogliere l’Ente e trasferire per un breve periodo funzioni e obbligazioni all’Agenzia per lo sviluppo del settore ippico, salvo poi nel 2012 avocare ai suoi uffici tutte le funzioni relative al settore ippico. Una ricostruzione,quella appena fatta, che ci permette di comprendere meglio gli ultimi 8 anni di grande sofferenza del comparto a cui ha contribuito indubbiamente anche la legalizzazione di altri tipi di scommesse ed errori di gestione. A discapito del personale del MIPAAF va annotato che tanti di loro si sono trovati in questi anni a gestire un settore del quale conoscevano poco o nulla e questo per tutta la filiera ippica e per la stampa di settore ha rappresentato un serio problema. Troppe volte ci si è trovati a dialogare telefonicamente con interlocutori ai quali la stessa terminologia usata risultava ignota. Anche tutto il movimento ippico però non è immune da colpe. La pessima gestione di alcuni ippodromi e calendari di poco interesse hanno contribuito a portare via il pubblico compreso quello più appassionato non attuando, se non in qualche caso, iniziative tese a favorire un ricambio generazionale. La diminuzione d’interesse da parte del pubblico e la forte decrescita delle scommesse ha, di fatto, allontanato lo sguardo del Ministero da un settore che agli albori degli anni 2000 fatturava circa 4.500 miliardi di lire (oggi circa 2,3 miliardi di euro). Ben diversa ovviamente sarebbe stata l’attenzione riservata, l’immediata risposta e la soluzione ai problemi posti dall’ippica se tutti, nessuno escluso, avessero continuato a svolgere al meglio il proprio ruolo evitando di dover ricorrere a plateali forme di protesta che coinvolgono e tengono periodicamente in ansia migliaia nuclei familiari la cui sopravvivenza è legata a doppio filo con le sorti dell’ippica . (Bruno Delgado) 

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