La Piroplasmosi: cause, sintomi e cure della “malaria equina”.
Il cavallo, pur essendo l’animale che da sempre rappresenta forza, velocità, eleganza, è anche un animale particolarmente sensibile, sia rispetto agli input esterni, sia per quel che riguarda la quantità di malattie che possono mettere a rischio la sua salute.
Oggi, infatti, andremo a presentare ai nostri lettori quella che viene definita la “Malaria equina”, la Piroplasmosi, perché è necessario essere informati su questi argomenti in modo tale da riconoscerne le criticità ed intervenire prontamente.
La Piroplasmosi è la patologia da emoparassiti più severa. Questa malattia ha un colpevole universale, la zecca. Proprio questi parassiti mettono a rischio la salute dei nostri amati animali, ecco perché importante controllare e essere molto accorti per quel che riguarda l’igiene del cavallo.
Premessa, principalmente le zecche proliferano in luoghi ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva, con preferenze ambientali che dipendono dalla specie e soprattutto si sviluppano maggiormente dove c’è abbondanza di ospiti su cui poter agganciarsi.
La loro puntura è principalmente indolore e questo potrebbe essere uno dei motivi per cui, anche i cavalli, fanno fatica ad accorgersene ed eliminarle. Il loro periodo di occupazione può variare dai 2 ai 7 giorni e dopo questo tempo si lasciano cadere da sole, questo è uno degli altri motivi per cui non sempre è facile identificare i motivi per cui il cavallo si indebolisce.
Prestare quindi molta attenzione ai cavalli che vivono in paddock e controllare i punti del corpo in cui è più possibile che vengano attaccati, nello specifico: perineo, zona tra ano e vulva, piega delle mammelle, dentro le orecchie, tra la criniera e più in generale nelle pieghe o nei punti dove il pelo è più invasivo.
Passiamo ora a quelli che sono i sintomi che porta con sé la “malaria equina”. Principalmente troviamo nei soggetti affetti da Piroplasmosi; febbre, emolisi intravascolare, le mucose diventano giallastre ed occasionalmente emoglobinuria e mioglobinuria, coliche ricorrenti e disordini digestivi, ovviamente tutto corredato da un malessere generale del cavallo che risulterà molto meno attivo.
All’incombere di questi sintomi è necessario chiamare un veterinario che, monitorata la situazione potrà diagnosticarla concretamente attraverso differenti test clinici.
Il primo è senza dubbio lo “striscio ematico”, si tratta di un esame rapido e poco costoso che vale sempre la pena effettuare per individuare la presenza di parassiti, il secondo è il PCR e i test sierologici che si dividono in tre gruppi: Immunifluorescenza diretta, ELISA e fissazione da complemento (FC). Una volta confermata la malattia, sarà proprio il veterinario ad individuare la miglior cura per il cavallo, quindi è importante seguire le sue indicazioni.
La Piroplasmosi è una patologia da non sottovalutare, infatti nei casi più gravi potrebbe portare alla morte dell’equino. Raccomandiamo i lettori, di porre la massima attenzione e, lo ribadiamo ancora una volta, di contattare sempre il proprio veterinario.
Damiano Poggi
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