La Equitazione di campagna di Breme in Lomellina
La stagione della Equitazione di campagna alla volpe e dei “draghunting” sta terminando, le femmine degli animali dei boschi aspettano i cuccioli e non si può più disturbarle con le mute dei cani e la Società Milanese per la Equitazione di campagna a Cavallo sta ultimando i suoi “meet”.
Uno degli ultimi è quello di Breme nella Lomellina occidentale, forse il più importante appuntamento della stagione primaverile, con i suoi eccezionali fondi sabbiosi lungo gli argini del Po e tra i pioppeti, quindi possibili alle lunghe galoppate dei cavalli anche quando le coltivazioni, che già colorano di verde i vasti campi, vietano, da queste parti, qualsiasi accesso alla maggior parte dei terreni.
Il “meet” di Breme ha lo stesso fascino di quello autunnale di Scaldasole, la stessa ricca e calda ospitalità dei signori di casa, anche se i colori sono diversi perché diversa è la stagione e stavolta il protagonista è il fiume, il grande Po, l’Erìdano del mito.
Cade intanto Feton co ‘fiammeggianti
crini di lunga, luminosa face
diretro a sé l’aere solcando, come
vapor che fende i liquidi sereni
e pare stella che tramonti a volo.
Il gran padre Eridàn l’accolse in grembo Assai lontano dal natal suo loco; e la fumante bocca gli deterse.
(Ovidio, Metamorfosi, II)
E parlando di Po, di Breme e di mito, la storia del carro del Sole torna spontanea. Elio, il dio del Sole, invaghitosi di Climene figlia di Oceano e di Teti, mette al mondo, oltre alle cosiddette Elidi (Egle, Lampezia e Faetusa), anche Fetonte il quale, divenuto adolescente e buon cavaliere, s’intestardisce a voler guidare il mitico Carro del Sole attorno alla terra.
Da principio il padre Elio tergiversa, ben conoscendo quanto sia difficile guidare i quattro destrieri alla stanghe del cocchio d’oro e tempestato di pietre preziose, Piròo, Eto, Eòo e Flegonte, ma poi, sia pure a malincuore cede alle insistenze di Climene. Ma quanto aveva temuto Elio succede puntualmente, i divini cavalli, accortisi dell’inesperienza dell’inesperto auriga, gli presero la mano e portarono lo sconquasso sull’umanità attonita, che visse momenti di panico terribile, tanto che a Giove, per salvare il mondo, non rimase altro che fulminare Fetonte.
I quattro destrieri rimasti senza governo, caddero nell’Eridano, l’attuale Po, proprio nei pressi di Breme, trascinandosi il carro appresso. Le sorelle di Fetonte, distrutte dal dolore, vennero su queste sponde a cercare le spoglie del fratello – quaggiù qualche anziano contadino se lo ricorda ancora – e lo piansero così sconsolatamente che gli Dei, impietositi, mutarono le Eliadi in pioppi.
Anche la Lomellina è diversa qua.
Giunta al fiume, che sta morendo nel Piemonte che già profuma di barbera e grignolino, mostra la snella silhouette delle sue colline violette che vanno, sgroppando, verso il Monferrato.
Quando arrivi da queste partì, sentì la melodia sorda delle acque delle “bialere “ che spingono verso il fiume ed incontri i filari dei pioppi che, sbucando dagli alti argini, arredano la pianura. Quaggiù la terra è più mite, è una sequenza di camere vegetali che inducono quasi al sopore – ma ci pensano le rane, che fanno coro nei fossi, a tenerti sveglio.
I primi fiori, i più semplici, i più belli, tempestano i cigli delle strade e ti seguono ovunque tu vada. Avvinghiato ai pioppi più vecchi, il caprifoglio inonda la campagna dì un effluvio sensuale che non toglie nulla, anzi gratifica ed enfatizza quel clima religioso e quella quiete meditativa che avverti, quando meno te lo aspetti, dal suono delle campane.
La Equitazione di campagna è una di quelle DOC, e gli appassionati infoltiscono il fìeld sempre al livello di guardia. Il grande cortile dei Visconti di Casale brulica di cavalieri e una grande cordialità permea i partecipanti ed i suiveurs, che sono pure sempre numerosi. Convergono in questa Equitazione di campagna “frange“ di tutte le Società italiane.
I “vecchi“ soci si riconoscono dal coat liso e scolorito, slavato dalle piogge, onorato dai rattoppi che nascondono i profondi colpi di spino della brughiera. I neofiti hanno il plastron gonfio che brilla ancora d’ottico e le loro giacche mostrano le trame rotonde proprie del whipcord appena uscito dal decatizzo.
La Equitazione di campagna di Breme piace, oltre che per certi aspetti dì carattere paesaggistico, soprattutto per i ritmi che richiede e impone. In tutte le manifestazioni che muovono da motivi non prettamente agonistici, come per esempio il draghuntìng, si cercano i motivi tecnici che le esaltino – e le campagne, i pioppeti, le lanche, i sabbioni e le golene lungo il Po, dì questi motivi ne offrono a mani basse.
Il terreno particolare che permette la possibilità dì lunghe galoppate, gli ostacoli che s’incontrano ad ogni pie sospinto, i salti nell ‘acqua, vere gabbie poste tra le due rive, all’entrata ed all’uscita dei canali, le abbattute dì alberi nei pioppeti e via discorrendo, sono insieme all’appassionato canto della muta gli ingredienti che caratterizzano la Equitazione di campagna di Breme.
E, last but not least, il ricevimento in casa Visconti, presenti gli invitati, i partecipanti alla Equitazione di campagna ed i suiveurs impolverati, scaricati da una colonna di four wheelers.
Ricorda Giuseppe Visconti, il “signore“ dì Breme: “Quando abbiamo deciso di fare la prima Equitazione di campagna era il 1983. Erano anni che il Giugi Strada ed il Carlo Radice Fossati, i veri “padrini“ di questo appuntamento, insistevano e fu allora che io, superate finalmente le perplessità dei miei genitori, contrari perché pensavano fosse una manifestazione disdicevole nei confronti del paese (e non vennero per il “vernissage“), presi il coraggio a due mani e diedi il via. E sin dalla prima volta, come avevo previsto, i paesani accolsero l’evento con intelligente spirito positivo, tanto da soprannominarla la “Festa dei cavalli“ – non una seconda festa patronale, ma quasi, che attendono ogni anno con grande simpatia.
La prima cosa da fare era trovare un percorso che rispondesse alle attese, cercando i terreni per le giuste galoppate attraverso gli ostacoli naturali che i nostri terreni potevano offrire e integrandoli con altri che potevamo costruire con certo gusto, piacevoli e sicuri. Pensai subito ad un tracciato che andasse a nord, verso il Sesia, per ritornare a Breme.
Mi aiutò a portare avanti il mio progetto un amico piemontese, Raìmondo Boyl, che teneva il cavallo in cascina da me ed è stato, oltre che un buon cavaliere, anche un entusiasta delle cacce e dei draghunting.
Per costruire questi ostacoli si unirono a noi anche dei locali che, conoscendo bene le campagne sapevano dove reperire la materia prima. Ma le nostre scelte non si mostrarono felici, perché con il materiale raccogliticcio potevamo costruire solo degli ostacoli modesti, di piccola dimensione, che pensavamo dì compensare con l’altezza. Quando abbiamo compreso che questa strada era sbagliata, siamo ricorsi ai mezzi ad hoc che in campagna non ci mancavano, come motoseghe, corde, carrucole, gru, trattori e via discorrendo. E’ così che siamo riusciti a cambiare il volto ai nostri ostacolini, costruendoli a regola d’arte, belli consistenti, con i giusti inviti e le altezze corrette per le possibilità del field che, con nostro grande piacere, aumentava anno per anno, premiando il nostro lavoro.
La nostra Equitazione di campagna ha sempre avuto come caratteristica i salti, dentro e fuori nell’acqua, specie quando l’abbiamo pian piano spostata dal Sesia sul Po, avendo compreso che questa campagna, con i suoi larghi spazi in golena, poteva offrire un terreno migliore – sotto tutti gli aspetti – per i cavalli, anche se le bizze del fiume, con le sue piene improvvise, ci tengono ogni volta in apprensione, perché possono creare dei problemi negli attraversamenti dei canali che la Equitazione di campagna incontra e deve guadare.
Fortunatamente non siamo mai stati costretti ad annullare una Equitazione di campagna.
D’altro canto, le cacce verso il Sesia diventavano molto lunghe: eravamo costretti a uscire dai nostri terreni ed entrare in riserve non proprio ospitali, che necessitavano dì permessi e contropermessi. Per questo motivo abbiamo messo a punto anno per anno una Equitazione di campagna che, se anche non sì ripete mai identica, ha pur sempre un percorso preciso e collaudato. Del resto sono proprio i corsi d’acqua che incontriamo a formare il sale di una giornata di draghunting, perché creano delle gradevoli difficoltà naturali dove i cavalieri sì possono misurare.
Qualcuno dì queste ha già una sua storia, e mi riferisco in particolare alla “Buca dei nobili“, nella quale, in una giornata particolarmente sfortunata, finì a mollo una buona fetta del Gotha lombardo.
Tra gli altri ricordo Annibale Brivio, Mani Cicogna, il povero Siso Pizzetti, che ancora vedo sguazzare nell’acqua mentre tentavano di rimontare in sella. Comunque nessuna conseguenza, solo gran buon umore che, se mai ce ne fosse bisogno, rinforzava ancora di più lo spirito di corpo“.
Dal libro “I cavalli, i cani… e la volpe?“
di Mauro Beta
distribuito da “La Società Milanese per la Equitazione di campagna a Cavallo“
Tel. 02 7200042