Intervista esclusiva di HSJ a Endo Botti, uno dei volti più noti dell’ippica italiana

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I risultati della Endo Botti Galoppo, frutto della determinazione e dell’impegno di Endo e di sua moglie Cristiana Brivio. Una carriera plasmata dalla passione fin dagli arbori.

Horseshowjumping.tv ha avuto l’onore di intervistare Edmondo Botti, conosciuto come Endo, uno dei nomi più rispettati nell’ippica italiana, ex fantino e oggi uno dei migliori allenatori a livello nazionale. Attualmente, insieme alla moglie Cristiana Brivio, allena un’importante scuderia di cavalli e dirige la Endo Botti Galoppo, che solo negli ultimi 12 mesi ha contato un totale di 316 corse disputate, di cui 49 vinte e 93 piazzate.

Fra gli ultimi trionfi ricordiamo la vittoria dello scorso anno nel 140° Derby italiano di Galoppo, vinto dal fantino Dario Di Tocco e da Goldenas, un cavallo allenato da Endo e Cristiana. “È stata sicuramente una bellissima soddisfazione, credo di non sbagliarmi se dico che è il sogno di ogni allenatore riuscire a vincere il Derby. Questo è successo, siamo stati molto contenti sia io che mia moglie, che lavoriamo insieme. E’ stata davvero una grande gioia” ci ha detto ripensando a quei momenti.

Durante l’intervista emergono chiaramente gli elementi che hanno plasmato la sua incredibile carriera e la sua passione per il mondo dell’ippica.

L’adrenalina del fantino e la responsabilità dell’allenatore

L’esperienza di Endo come fantino ad altissimi livelli e, successivamente, come allenatore, fornisce spunti interessanti sulle differenze tra le due professioni e sulle soddisfazioni che entrambe possono portare.

Riflettendo sulle differenze tra essere un fantino e un allenatore ci ha detto: “Sicuramente è una tensione diversa; una tensione che, quando facevo il fantino, diventava concentrazione appena si aprivano le gabbie. Da allenatore, invece, questa tensione passa solo dopo aver tagliato il traguardo, a quel punto hai proprio uno scarico di tensione che da fantino liberavi durante la corsa.”

Parlando delle soddisfazioni raggiunte nel corso degli anni ci ha detto: “credo che pochi possano dire di aver vinto il Gran Premio Milano sia da fantino, che da allenatore. Questo credo che sia uno dei miei traguardi più grandi”.

Ha poi offerto il suo punto di vista riguardo le differenze tra il ruolo di fantino e quello di allenatore, sottolineando la responsabilità a 360° che quest’ultimo implica. “Fare l’allenatore ti dà maggiori responsabilità, perché devi occuparti veramente di tutto, mentre facendo il fantino la tua responsabilità è “limitata” a fare bene la corsa e cercare di dare il meglio in quei due minuti”, ci ha detto Endo.

Da fantino ad allenatore, un passaggio naturale

Il percorso di Endo Botti nel mondo dell’ippica è stato spinto da una passione travolgente e una determinazione incrollabile fin dai primi momenti. “Ero bambino, volevo giocare a calcio e mio padre mi portava all’ippodromo e in scuderia. In breve tempo ho deciso che avrei voluto fare il fantino” ha ricordato Endo, raccontando come tutto è iniziato.

“Non è stato facile perché portavo un cognome abbastanza importante, avevo sempre gli occhi puntati addosso e per me è stato molto più difficile anche se dall’altra parte ho avuto anche il vantaggio di farmi una bella esperienza, perché comunque ho potuto crescere e ho potuto imparare grazie alle opportunità che mi ha offerto la mia famiglia”.

Nonostante la notorietà del cognome Botti, Endo ha dovuto affrontare le sfide di essere sempre sotto i riflettori, ma allo stesso tempo ha potuto beneficiare delle preziose esperienze con i numerosi cavalli allenati da suo padre, Giuseppe, e da suo zio, Alduino. Questo ha ammesso lo abbia aiutato a farsi conoscere dai proprietari e a diventare il professionista che è oggi e che è stato anche da fantino.

Senza la passione è impossibile fare questo lavoro“, sottolinea Endo, evidenziando l’importanza vitale della dedizione in un mestiere che richiede sacrificio e impegno costante. La sua transizione da fantino ad allenatore è stata un passo naturale nel suo percorso, evidenziando la sua volontà di continuare a dare il suo contributo nel mondo dell’ippica, con la stessa passione che ha caratterizzato la sua carriera fin dall’inizio.


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Se non c’è veramente la passione per quello che fai, per l’animale, per il cavallo, è veramente difficile farlo, credo come tutti i mestieri.”

— Endo Botti

“Botti”, un cognome importante

Figlio di Giuseppe Botti e nipote di Alduino Botti, Endo ha ereditato un cognome sicuramente di rilievo che ha rappresentato per lui un’arma a doppio taglio: da un lato, l’onore di far parte di una famiglia con una lunga tradizione nel settore, dall’altro il peso delle aspettative e dei confronti costanti.

Avere un cognome così pesante non è stato semplice“, ammette Endo, riflettendo sulla pressione di essere associato automaticamente alla sua famiglia.

Tuttavia, ha chiarito che ha sempre cercato di distinguersi come individuo e professionista. “Quando ho cominciato a fare l’allenatore, tutti mi accomunavano alla mia famiglia, ma in realtà siamo sempre stati due mondi separati‘” sottolinea, evidenziando la sua determinazione nel crearsi un proprio percorso in questo mondo.

In qualsiasi ambito, credo che quando porti un cognome così prestigioso, le aspettative del pubblico siano sempre elevate, spesso si aspettano almeno quello che è già stato fatto, se non di più. Gestire questa eredità non è affatto semplice, poiché comporta un peso aggiuntivo e delle aspettative elevate. Detto ciò, ribadisco che è stata una sfida impegnativa, ma sono sempre stato fieri di portare questo nome e sono soddisfatto del percorso che stiamo percorrendo.

Passione e sacrificio: colonne portanti del successo

Nel mondo dell’ippica, l’abilità e la determinazione sono qualità imprescindibili per affrontare questo tipo di vita e di carriera, che richiedono una dedizione totale e un impegno senza riserve. Endo Botti, parlando della sua esperienza sia come fantino che come allenatore, sottolinea l’importanza di queste caratteristiche.

Quando ho deciso di fare il fantino sicuramente non ero “calcisticamente parlando” il Maradona della situazione, nel senso che probabilmente non ero un dotato” ci ha detto Endo, riconoscendo però di essere stato un individuo caparbio e un professionista, pronto a sacrificarsi per raggiungere i suoi obiettivi. “Il fisico non era sicuramente dalla mia, perché comunque sono alto 1,72 m, non sono altissimo, ma per fare il fantino sì, quindi tenere il peso non è stato sicuramente facile, ci sono voluti davvero tanti sacrifici.

Per quanto riguarda la carriera da allenatore, Endo ci ha raccontato sia stato molto complicato all’inizio, ma ricorda con piacere il momento da cui forse è partito tutto: “Abbiamo iniziato con due o tre cavalli che aveva mia moglie Cristiana, piano piano siamo cresciuti ed è cresciuta la scuderia, fino a raggiungere il primo successo: la vittoria nel Gran Premio di Milano con Jakkalberry nel 2010. Lui è stato il primo cavallo importante che abbiamo allenato e devo dire che è stato forse quello che ci ha dato la spinta iniziale.”

Endo ha parlato dell’impegno costante richiesto dal lavoro, ammettendo che trovare spazio per il tempo libero è un lusso che non può permettersi. La sua dedizione assoluta alla scuderia e ai cavalli non conosce pause o giorni di riposo, poiché ogni momento è dedicato alla cura degli animali e alla gestione delle attività e dei rapporti con i clienti.

Non è un mestiere che ti dà tanta possibilità di avere degli hobby, soprattutto se vuoi farlo come lo vogliamo fare noi: sempre in scuderia, sempre a seguire tutto, abbiamo un numero di cavalli importanti e quindi si cerca di non lasciare niente al caso perché comunque abbiamo dei clienti ai quali dobbiamo poi rispondere“.

Una giornata con Endo Botti

Endo Botti ci ha portati con sè in una sua giornata tipo. La sua routine inizia all’alba, con la sveglia alle 5:15, per permettergli di arrivare in scuderia alle 5:40 e iniziare con l’allenamento del primo lotto di cavalli, “piano piano si va avanti nella mattinata con gli altri e si finisce verso l’una/una e mezza. Dopodiché, tempo di fare una doccia e di bere un caffè, e si parte per le corse. Oggi c’erano per esempio le corse qui a San Rossore.

L’impegno continua senza sosta fino a sera, quando Endo si ritrova nuovamente in scuderia per controllare che tutto sia in ordine e pronto per il giorno successivo. La sua vita è scandita dal ritmo frenetico delle corse e dalla costante attenzione ai dettagli, senza lasciare spazio per distrazioni.

Tuttavia, nonostante i sacrifici e le sfide che questa vita comporta, Endo non esita a dichiarare l’orgoglio e la passione per ciò che fa. Per lui, ogni sacrificio è giustificato dalla gratificazione di lavorare con questi meravigliosi animali e dalla soddisfazione di vedere i risultati del suo impegno. L’inarrestabile determinazione e la grande professionalità di Endo e sua moglie Cristiana sono il motore che li spinge avanti, rendendoli figure rispettate e ammirate nel mondo dell’ippica.

Le ambizioni future della Endo Botti Galoppo

Nonostante i successi passati, Endo Botti continua a coltivare ambizioni e speranze per il futuro. Spera di superare gli exploit dell’anno scorso e di raggiungere nuovi traguardi esprimendo la voglia di fare ancora meglio nel 2024.

A. Ceserani

Foto fornite da Endo Botti

© Riproduzione riservata.

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