Intervista a Paolo Paini: “Alla base di tutto c’è l’amore verso questi meravigliosi animali”
Paolo Paini è un nome di spicco nell’equitazione italiana, un cavaliere che ha costruito una carriera di successo basata su un profondo spritodi sacrificio, determinazione, impegno e un legame unico con i suoi cavalli. Recentemente, ha aggiunto un altro importante risultato alla sua lista, contribuendo al secondo posto del Team Italy nella Coppa delle Nazioni di Rabat, parte del Morocco Royal Tour. (Leggi l’articolo “Il team Saudi Arabia trionfa nella Coppa delle Nazioni di Rabat, Italia seconda”)
Un doppio netto da applausi
Durante la Coppa delle Nazioni di Rabat, Paini ha dimostrato la sua straordinaria capacità di gestire la pressione, portando a casa un doppio netto in sella a Casal Dorado. “Abbiamo fatto una buona Coppa delle Nazioni”, ha detto, “c’erano squadre di alto livello e noi siamo riusciti a fare una discreta figura.”
Il cavallo, nato e cresciuto in Italia, è stato acquistato dal cavaliere alla fine dei sette anni, quando ancora non aveva esperienza in grandi competizioni: “Fin dall’inizio Casal Dorado ha mostrato grandi doti come saltatore, ma aveva un carattere forte che lo rendeva difficile da gestire durante i percorsi,” ha raccontato. Nonostante queste difficoltà, Paolo ha lavorato pazientemente con Casal Dorado per far emergere il suo talento, arrivando ad ottenere successi significativi.
La stagione era iniziata in Spagna, tuttavia un infortunio di Paolo ha interrotto il percorso agonistico del binomio, costringendolo a fermarsi per quasi quattro mesi. “Mi sono fatto male, ma non con Casal Dorado. Lui è stato fermo per un po’, e ho dovuto riprogrammare tutto. Questa è stata la sua prima Coppa delle Nazioni dopo il periodo di pausa, ed è andata alla grande: doppio zero, e anche un percorso netto nel Gran Premio. Non ho voluto partecipare al barrage per preservarlo in vista della Coppa di domenica” ci ha spiegato.
Paolo ci ha raccontato che Casal Dorado viene da un periodo di successi: aveva già impressionato anche a Tétouan, nella prima tappa del Morocco Royal Tour, dove aveva registrato un altro doppio netto nel Gran Premio. “Viene da una serie di ottimi risultati,” ci ha detto, “diversi doppi netti in Gran Premi a quattro stelle. E’ cambiato tantissimo, è incredibile quanto sia migliorato negli anni,” ha aggiunto Paolo, esprimendo grande soddisfazione per il progresso del cavallo e per l’intesa raggiunta.
Un ruolo doppiamente importante: cavaliere e Chef d’Équipe
A Rabat, oltre a gareggiare, Paolo Paini ha assunto il ruolo di chef d’équipe per la squadra italiana, un compito normalmente riservato a Marco Porro, assente per questa occasione. “Essere cavaliere e contemporaneamente dover coordinare una squadra non è cosa da poco, soprattutto quando sei tu stesso a dover scendere in campo. Devi mantenere la concentrazione per la tua gara, ma allo stesso tempo devi essere disponibile per i tuoi compagni“, ha spiegato, evidenziando la difficoltà di bilanciare i due ruoli.
Nonostante la doppia responsabilità, Paolo ha mantenuto la calma, riuscendo a motivare i suoi compagni di squadra e a mantenere la concentrazione in campo. “Conosco i ragazzi da molto tempo, quindi c’è una fiducia reciproca. Abbiamo lavorato bene insieme, ognuno ha dato il massimo, e alla fine siamo riusciti a ottenere un ottimo risultato“, ha aggiunto. Questo incarico ha dimostrato la sua capacità di leadership, non solo come cavaliere, ma anche come guida per il team, in grado di gestire la pressione su più fronti.
Gestire la tensione, il segreto? Trasformare lo stress in adrenalina
Anche per un cavaliere esperto come Paolo Paini, la tensione pre-gara è una costante. Tuttavia, ha imparato a gestirla e a trasformarla in uno strumento prezioso. “La tensione c’è già il giorno prima della gara,” ha raccontato. “La sera magari faccio fatica a prender sonno, la mente continua a correre” ci racconta sorridendo.
“Quando arrivo controllo che il cavallo sia in forma e che tutto sia al posto giusto, ma ancora sento la tensione”. Tuttavia, è nel momento in cui sale in sella che cambia tutto: “Quando salgo finalmente a cavallo, l’ansia si trasforma in adrenalina, e da lì in concentrazione. Da sempre rendo meglio quando sono sotto pressione”.
Paolo ha sottolineato l’importanza di non farsi schiacciare dalle emozioni, ma di utilizzarle a proprio vantaggio: “L’adrenalina è un’alleata, ti aiuta a concentrarti su ciò che è importante e a goderti il momento. Quando sei lì, in gara, capisci che sei nel tuo elemento, e tutto quello che devi fare è quello che sai già fare. A volte va bene, a volte meno, ma l’importante è essere presenti e trasformare quella tensione in energia.”
Come tutto è iniziato: da autodidatta ai più alti livelli dello sport
L’inizio della carriera di Paolo Paini è stato tutto fuorché ordinario: diversamente da molti altri cavalieri, che cominciano la propria formazione fin da bambini e in famiglie legate al mondo dell’equitazione, Paolo ha intrapreso un percorso completamente diverso, da adulto e da autodidatta.
“Non provenivo da una famiglia di cavalli. Nessuno in casa mia sapeva niente di questo mondo. Ho iniziato praticamente da solo, saltando cassette di pomodori con cavalli neanche ben addestrati e senza avere grandi basi tecniche“, ha ricordato sorridendo.
La svolta è arrivata quando ha avuto l’opportunità di lavorare presso un circolo ippico vicino, “mi proposi di fare i box in cambio della possibilità di montare i loro cavalli. Era l’unico modo per entrare in quel mondo“, ha spiegato.
La dedizione e il talento di Paolo Paini non passarono inosservati, e presto una famiglia legata al circolo lo prese sotto la sua ala protettrice. “È stato lì che ho avuto la possibilità di crescere dal punto di vista tecnico. Ho imparato lavorando, ogni giorno, affinando la mia tecnica”.
Questo periodo ha segnato un passo significativo nella sua crescita come cavaliere, permettendogli di trasformare la sua passione in una vera e propria professione.
Rispetto per i cavalli: la filosofia alla base del lavoro di Paolo Paini
Paolo Paini non vede i cavalli solo come mezzi per raggiungere obiettivi sportivi, ma come veri compagni di vita. Il suo approccio all’equitazione è intriso di profondo rispetto e amore per questi nobili animali, che donano tutto senza chiedere nulla in cambio. Questa filosofia permea ogni aspetto del suo lavoro quotidiano: dall’addestramento dei cavalli giovani, dove la pazienza e la comprensione sono fondamentali, alla gestione delle competizioni, dove il benessere e il rispetto per l’animale sono prioritari.
“Alla base della mia filosofia c’è senza dubbio la passione per questo animale meraviglioso, che ci dà tutto quello che ci può dare, senza chiedere niente in cambio” ci ha detto Paolo. Paini crede fermamente che il rapporto tra cavaliere e cavallo sia sacro. È convinto che solo coltivando un legame basato sulla fiducia reciproca e sulla comprensione profonda si possano raggiungere alti livello. A questo proposito, ci ha raccontato dell’esperienza con il suo cavallo, Ten Ten, un cavallo allevato, domato e cresciuto da Paolo.
“L’ho portato avanti nella sua carriera, prima nei quattro anni, poi ho proseguito fino agli otto, fino a portarlo ad alto livello. Ora è ancora a casa nostra a godersi la vita post-carriera che si merita” ci ha raccontato.
Parlando invece di uno dei momenti più memorabili nella sua carriera ci ha detto: “Quando ho fatto doppio zero nella Coppa a San Gallo, l’anno in cui l’Italia ha trionfato, è stato un momento di profonda soddisfazione. A farmi sentire particolarmente fiero è stato il confronto con cavalieri di altre nazioni e della mia stessa squadra, che reputavo e reputo tutt’oggi fortissimi; realizzare il miglior risultato possibile in quelle circostanze è stato semplicemente incredibile”.
Il metodo di lavoro
Paolo Paini, insieme alla moglie Fabrizia Stefani, gestisce con estrema cura e precisione la propria scuderia, che attualmente ospita tra i 25 e i 30 cavalli, sia propri che di proprietari esterni. Il suo approccio si fonda su un’organizzazione impeccabile, supportata da un team di collaboratori altamente qualificati. “L’organizzazione è la base di tutto,” sottolinea Paolo, che dedica particolare attenzione all’addestramento dei cavalli giovani, seguendoli personalmente durante le prime fasi della loro formazione e garantendo un percorso di crescita graduale e progressivo.
“Sono fortunato ad avere Clio Boni, una ragazza straordinaria che si occupa con grande competenza dei cavalli giovani, e altri due ragazzi che mi danno una mano. È fondamentale una preparazione attenta fin dai primi passi, per costruire una base solida per il futuro, sempre rispettando il loro tempo,” ci ha detto.“Se prima riuscivo a fare tutto io, ora con gli impegni sportivi è complicato, quindi è di fondamentale importanza il lavoro di squadra”.
Passioni e obiettivi futuri
Guardando al futuro, Paolo Paini mira a consolidare ulteriormente la sua presenza nei circuiti internazionali, mantenendo un costante impegno nella preparazione sportiva sia per sé stesso che per i suoi cavalli.
Oltre all’equitazione, Paini coltiva una serie di interessi e pratica molti altri sport, come il padel, la corsa e l’allenamento in palestra. Questi hobby non solo contribuiscono al suo benessere fisico e mentale, ma sono anche parte integrante della sua filosofia di vita, che valorizza l’importanza di mantenere un equilibrio tra la l’equitazione e la preparazione atletica.
Con il suo impegno costante e la sua determinazione, Paolo Paini continua a formare e ispirare generazioni di appassionati non solo grazie ai suoi successi in campo, ma anche al rispetto che nutre verso questi animali e all’impegno per la formazione di nuovi giovani promesse del salto ostacoli.
A cura di Alessandra Ceserani | Ph. Stefano Secchi
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