Intervista a Matteo Riva, gestire un corretto approccio di lavoro con i puledri
Matteo Riva da ben 25 anni si dedica con passione all’addestramento dei giovani cavalli, portandoli avanti nel loro percorso di crescita con professionalità, rispetto, e una grande passione per questo lavoro. Nonostante abbia intrapreso (relativamente) tardi il percorso agonistico (iniziando a fare le prime gare tra i 18 e i 19 anni), inizia a montare molto presto da quando era bambino.
Nato e cresciuto in un piccolo paese fondato sull’attività di aziende agricole, impara fin da subito i valori legati al rispetto per la terra e la natura, uniti ad una grande dedizione per il lavoro, come ci racconta: “Ho avuto la grandissima fortuna di avere sempre vicino persone estremamente dedicate ed innamorate del loro lavoro”, parlando di come l’amore per l’equitazione sia nato dall’ambiente di casa, e tutt’oggi lo sprona a perseverare nella sua carriera da cavaliere e preparatore professionista.
Abbiamo incontrato Matteo in occasione della quarta tappa del Circuito Classico FISE e MASAF tenutosi lo scorso weekend al centro equestre Equieffe di Gorla Minore, dove si è piazzato sul podio in prima posizione nella categoria dedicata ai 7 anni del Gran Premio (mista h145) Alto Livello MASAF per la giornata di domenica 7 luglio (classificati poi come 4° binomio nella classifica finale di categoria), in sella a Idelfranco BB88 (Numero Uno x Energia D’Almè); stesso ottimo risultato anche per la categoria 5 anni Sport con So Can I Be D’Acheronte (Casall x Double Baroness D’Acheronte).
Ha partecipato inoltre alla 6 anni FISE Alto Livello con Camilla B88 (Untouchable x Energia D’Almè) e nella competizione 6 anni Elite con Sweet Nightmare D’Acheronte (Vagabond De La Pomme x I’Am With Me D’Acheronte).
Uno dei plus di lavorare con i puledri è legato alla loro naturale capacità di stupirci giorno per giorno
Contando sulla sua affermata esperienza nell’addestramento, il team di HSJ ha voluto innanzitutto chiedergli quale sia il valore aggiunto di lavorare con dei giovani cavalli.
Nonostante non siano ancora ovviamente approvati campioni, nascono e vengono cresciuti comunque come degli atleti a tutti gli effetti, e come ci ha raccontato, l’emozione nel vedere quanto un cavallo giovane possa già farci capire il suo valore è uno degli aspetti che rende speciale questo lavoro: “Ci sono delle qualità innate in ogni giovane cavallo, che ti stupiscono ogni volta” esponendoci come nel suo essere inesperto, un puledro riesca a sorprenderci costantemente per la sua mentalità, il suo l’equilibrio e una grande disponibilità ad accettare il lavoro.
Sta ovviamente al cavaliere il compito di far emergere tutto il suo potenziale: “sta a noi vedere e capire l’evolversi della sua personalità. Il cavallo giovane si evolve giorno per giorno, è questo veramente ciò che ti fa innamorare del lavoro”.
“Bruciare le tappe da giovani non crea i cavalli del futuro”
Dai 3-4 anni, un puledro inizia già il suo primi approcci con il lavoro, e sebbene questo possa essere fatto in maniera graduale, bisogna sempre mantenere un notevole riguardo per le sue condizioni psicofisiche. Per garantirgli un certo benessere, è fondamentale capire le sue tempistiche.
Una virtù che fa la differenza è sicuramente la pazienza: “il giovane cavallo ti insegna, non dico a rallentare, però ad accettare che non ci sia una progressione quotidiana ma che ci sia l’obiettivo a lunghissimo termine” continuando su questo tema citando anche la frase di un celebre allevatore olandese: “un cavallo passa pochissimo tempo ad essere un cavallo giovane e tantissimo tempo ad essere un cavallo adulto. Il fatto di sapere aspettare da giovane allunga di molto la sua carriera da adulto, e secondo me, ogni tanto non ce lo ricordiamo a sufficienza”.
Riconoscere e rispettare quindi i loro tempi di crescita e apprendimento è ciò che garantisce dei risultati, raggiunti grazie ad una crescita sana e ponderata.
Per capire i cavalli è necessario predisporsi all’ascolto
Saper comprendere ogni cavallo è un obiettivo molto ambito da ogni cavaliere o amazzone, e sicuramente in parte dipende dalla sensibilità di ognuno.
Questa però può essere allenata, ma solo se si è in grado di ascoltare, “I cavalli ci comunicano qualcosa tutti I giorni, quindi rimanere in ascolto del cavallo giovane fa sì che tutto abbia delle cadenze più regolari e non si arriva quindi ad un classico momento in cui bisogna tornare indietro. Se la progressione è sempre positiva per quanto lenta possa essere vuol dire che stai facendo un buon lavoro”.
Questo punto è fondamentale, e ci fa ragionare su quanto sia indispensabile sfruttare il tempo a disposizione: mentre il cavallo cresce e sviluppa una certa maturità, ci offre la grande opportunità di migliorare la nostra capacità di comprensione e sensibilità (sia in sella che da terra), qualità imprescindibili per chi vuole riuscire a lavorare bene e raggiungere dei risultati soddisfacenti con i puledri.
L’importanza del primo approccio per instaurare un rapporto di fiducia
Per partire con il piede giusto nell’addestramento e nella preparazione, è importante prevedere un primo approccio ben ragionato. Matteo si basa su un primo avvicinamento, propedeutico poi all’inizio del lavoro montato, basato sull’osservazione sia della struttura fisica, che del comportamento stesso del cavallo.
Quando arriva un nuovo puledro in scuderia, come giustamente ci fa notare: “io non so esattamente chi ho di fronte” perciò sceglie un primo esercizio alla lunghina, che potrebbe essere infatti una buona occasione per vedere il cavallo nella sua dimensione più naturale, senza quindi essere “disturbato” da una sella o altra bardatura.
Questo inoltre permette di non solo di osservare e quindi anche capire la mobilità del suo corpo, ma anche la sua mentalità nei confronti di un posto nuovo, come ci spiega: “per incominciare a leggerlo spessissimo lo lascio in libertà, gioco un po’ con lui, cerco di fare una specie di join up, e faccio in modo che pian piano si abitui all’ambiente”
Gestire una corretta fase introduttiva al luogo e alle nuove abitudini fa sì che il puledro possa prendere confidenza con la sua nuova scuderia, e soprattutto si abitui alle nuove persone e al cavaliere al quale è affidato. È grazie a piccoli dettagli che si crea un forte legame di fiducia. Solo così il puledro potrà crescere sano, sia da un punto di vista fisico, che psicologico.
Prefissarsi come obiettivo un corretto addestramento dei giovani cavalli è un lavoro che prevede costanza, determinazione ma anche molta passione. Come ci ha mostrato questo esperto cavaliere, per poter comprendere a fondo ogni puledro, occorre armarsi di tanta pazienza per poter gestire un corretto percorso di crescita, che possa garantirgli un buon futuro da campione.
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R. Guatteo
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