Il cavallo nel Futurismo: simbolo di vigore e dinamicità
La potenza del cavallo nelle opere di Umberto Boccioni
I primi anni del Novecento: contesto di cambiamento
Durante i primi anni del Novecento, Umberto Boccioni, rinomato pittore e scultore originario della Calabria, giocò un ruolo cruciale nell’affermazione della pittura futurista, incluso il Manifesto dei Pittori Futuristi del 1911. Questo periodo fu caratterizzato da notevoli progressi e cambiamenti che influenzarono profondamente le avanguardie artistiche, dando vita a una spinta rivoluzionaria che lo spinse a rappresentare e celebrare “Il cavallo nel futurismo“. Ma quali sono i simboli del Futurismo?
Le numerose invenzioni, l’urbanizzazione crescente e la glorificazione della velocità e della tecnologia spinsero gli artisti a catturare su tela le sensazioni di confusione e incessante movimento imposte da questa nuova era. L’emergere della società di massa, l’innovazione nei mezzi di trasporto e i progressi scientifici generarono cambiamenti sconvolgenti nella società e nelle vite degli individui, che si trovarono immersi in un mondo nuovo, intrigante e ricco di opportunità.
Questi anni videro anche importanti scoperte da parte di medici e psicologi, come Bergson, che introdusse il concetto di “durata”, e Freud, con le teorie sull’irrazionalità e la sessualità, insieme alle opere influenti di Henri James e Proust, senza dimenticare le rivoluzionarie invenzioni di Einstein in campo fisico.
La trasformazione dell’arte: vorticismo e dinamismo
I cambiamenti e le nuove conquiste condussero numerosi pittori a trasformare i soggetti dei dipinti in figure mosse, sfocate, astratte e dalle fisionomie quasi irriconoscibili: vorticismo e dinamismo furono le nuove parole chiave delle raffigurazioni dei pittori, i quali iniziarono a guardare il mondo intorno a loro con un nuovo sguardo.
Vortici di linee, colori, forza sono quelli che caratterizzano anche i cavalli di Boccioni nelle sue opere, come possiamo osservare in opere come “Elasticità” (1912). L’artista si impegnò a rappresentare infatti una celebrazione di questi magnifici animali, che egli tanto amò e rispettò. Per questo provò sempre l’esigenza di rendere onore al cavallo come un simbolo di potenza e dinamicità, costruendo figure complesse, espressive, forti, come sono infatti animali come i cavalli.
Il cavallo nel Futurismo: Boccioni e la sua celebrazione
Per Boccioni il cavallo diventa esso stesso simbolo di vigore e velocità, cui il Futurismo inneggia. Molte delle sue opere rappresentano cavalli al galoppo o visioni in cui alla figura del cavallo vengono abbinati altri elementi, mischiandosi a figure che rappresentavano le invenzioni del tempo con linee di forza e compenetrazione reciproca tra le immagini.
Ne “La città che sale” (1910), l’artista raffigura edifici e figure umane, quasi volanti, intersecate a cavalli che inarcano le teste, le criniere che si spandono al vento e travolgono, frenetici, lo spazio circostante con il ritmo delle loro tumultuose falcate. Tra tutti i futuristi, Boccioni è quello che più si oppone al culto della macchina, rappresentando il cavallo con dionisiaco furore, catapultandoli in spazi turbinosi in cui si rendono i protagonisti.
Nei suoi dipinti diede spazio all’animale che per lui ancora rappresentava il simbolo di forza e prestigio, dedicandosi profondamente allo studio anatomico dal vero. Questo lo avvicinò intimamente ad una forte appartenenza nei confronti del mondo equestre che lo portò a diventare un cavaliere e ad andare spesso a cavallo in diversi contesti.
Senza dimenticare l’influenza che ebbe il Primo Conflitto mondiale, per i Futuristi la guerra è un gioco da giocare in corse temerarie e con ironia. In tutto questo i cavalli sono succubi di carri corazzati, maschere antigas, cannoni e lanciafiamme: c’è posto anche per loro, che galoppano alla carica più forti delle macchine e con muscoli d’acciaio.
L’amore di Boccioni per i cavalli e la sua fine tragica
Boccioni amò questi frementi animali, coraggiosi e impavidi, e sempre volle rappresentare l’ammirazione che provava nei loro confronti, rendendo alla perfezione la dirompente vitalità che sprigionano. Tuttavia la sua passione gli fu anche fatale: egli morì infatti il 17 agosto 1916 per una banale caduta da cavallo, quel cavallo così amato e ritratto durante la sua carriera pittorica.
Approfondimenti
Il cavallo è da sempre una figura iconica nella storia dell’arte ed ha ispirato artisti di ogni epoca. Leggi il nostro articolo: “Il Cavallo Blu”: il cavallo nell’arte secondo l’espressionista Franz Marc
Fonti: POEMA “Umberto Boccioni e il dinamismo universale”
Immagine: “La città che sale“ Umberto Boccioni
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