Il “cavallo scalzo”: Stefano Sabioni e l’armonia tra cavallo e ambiente
Una visione olistica del benessere del cavallo
Il medico veterinario Stefano Sabioni ha condiviso con horseshowjumping.tv la sua filosofia di lavoro, incentrata sull’armonia e l’equilibrio fisico e psichico dei cavalli. La sua esperienza riflette un approccio olistico, considerando l’ambiente, l’alimentazione e l’attività fisica come elementi fondamentali e inevitabilmente intrecciati fra loro per garantire il benessere di questi splendidi animali.
Il Dott. Sabioni ci ha parlato della pratica dello “zoccolo scalzo” nel cavallo, da lui promossa poiché non solo in linea con la sua filosofia di ricerca dell’armonia tra cavallo e ambiente (epigenetica), ma anche perché ci ha spiegato essere in grado di favorire una migliore circolazione sanguigna, elasticità e sensibilità al terreno, contribuendo al cambiamento morfologico e al miglioramento del movimento del cavallo nel tempo.
La frequenza dei pareggi dipende dall’attività e dalla gestione individuale del cavallo, con interventi minimi di manutenzione ogni due mesi per mantenere lo zoccolo in salute. Il Dott. Sabioni ha sperimentato personalmente il successo di questi approcci biologici nel trattamento di varie patologie, confermando l’efficacia di un approccio olistico per garantire un ottimo stato di salute del cavallo.
“L’interesse per la pratica del pareggio è spinta dalla ricerca e dal tentativo di garantire sempre il benessere del cavallo. È questo che mi ha portato a immergermi in questo mondo come medico Veterinario. La mia filosofia si basa sull’armonia, intesa come equilibrio fisico e psicologico tra il cavallo e l’ambiente circostante, qua interviene in concetto di epigenetica. Cerco di applicare questo concetto lavorando su entrambi i fronti: fisico ed emotivo” ci ha raccontato Stefano durante un’attività di pareggio svolta insieme ad Alberto Barrovecchio presso il Club Ippico Euratom, un centro affiliato alla Federazione Italiana Sport Equestri (FISE), immerso nel verde del Lago Maggiore, ad Angera (VA).
Il Dott. Sabioni, ha illustrato come l’approccio naturale nella gestione del cavallo, che ricerca un benessere psico-fisico dell’animale, si traduca in una gestione completa in grado di coinvolgere una complessità di aspetti diversi, tra cui l’alimentazione, l’attività fisica e il trattamento delle problematiche fisiche.
Cavallo scalzo: benefici, comfort e performance
Rimuovere i ferri al cavallo e permettergli di vivere “scalzo”, ha spiegato il Dott. Sabioni, apre un mondo di benefici che vanno oltre la semplice comodità del cavallo. “Nelle condizioni di gestione naturale, rimuovere i ferri favorisce una migliore circolazione sanguigna e aumenta l’elasticità degli zoccoli, consentendo loro di rispondere in modo più efficace agli stimoli del terreno. Questo porta a un miglioramento complessivo della salute e della funzionalità degli zoccoli, influenzando positivamente anche le strutture anatomiche a monte, come tendini e legamenti,” tiene a precisare Stefano.
Riguardo i benefici che derivano dallo sferrare il cavallo, in termini di sensibilità, propriocezione e adattamento al terreno, ci è stato spiegato che tale procedura influenzi il modo in cui il cavallo cammina, portando anche a dei cambiamenti morfologici nel corso del tempo.
“È importante sottolineare che questo processo migliora anche la sensibilità e la propriocezione degli zoccoli, consentendo al cavallo di percepire meglio il terreno su cui cammina. Questo è fondamentale poiché gli consente di regolare i suoi movimenti in base alle condizioni del terreno, influenzando così il modo in cui cammina rispetto a quando indossa i ferri. Nel corso del tempo, si osserva un evidente cambiamento morfologico degli zoccoli, con una tendenza ad allargarsi e ad accorciare la punta. Queste modifiche favoriscono un movimento più fluido e naturale, migliorando la salute e il comfort complessivo del cavallo,” ha detto Stefano.
Quando sferrare un cavallo? Conditio sine qua non
“Per un cavallo sferrato è senza dubbio raccomandata una gestione naturale, che include un’alimentazione adeguata e molto movimento in ambienti spaziosi come ampi paddock” ha continuato Stefano. Poi ha parlato dell’aspetto legato all’alimentazione: “Ci concentriamo su una dieta equilibrata che include fieno, frutta, verdura e mangimi. Tuttavia, è fondamentale prestare particolare attenzione agli eccessi di zuccheri e proteine, poiché possono causare problemi sia al cavallo che agli zoccoli. È importante che il cavallo consumi la giusta quantità di cibo per le sue esigenze, e per questo selezioniamo accuratamente i mangimi per controllare gli apporti di zuccheri e proteine in modo appropriato.”
Prendendo in considerazione il lavoro svolto dal cavallo, ha detto: “Osserviamo attentamente anche il tipo di lavoro da montato. È importante verificare che mantenga una postura corretta e adeguata durante l’attività. Questo serve a garantire che possa muoversi senza subire disagi o stress. Se tutte queste condizioni sono rispettate, e possiamo considerare l’opzione di adottare una gestione che includa spazi aperti come i paddock, che consentono al cavallo di esercitarsi e muoversi liberamente per diverse ore nel corso della giornata, allora possiamo pensare di sferrare il cavallo”.
Tuttavia, come ha dichiarato il dottore, una situazione in cui il cavallo rimane in box per la maggior parte del tempo, senza la possibilità di essere lasciato più ore libero al paddock, può rappresentare un limite significativo a questo tipo di pratica.
“In queste circostanze, non consiglio di sferrare il cavallo. Mancano le condizioni di base necessarie per garantire la salute e il benessere degli zoccoli in modo adeguato, e di conseguenza, la possibilità di eseguire un pareggiamento corretto,” ha dichiarato.
Il ritorno alle normali attività sportive agonistiche e il punto di vista del cavaliere
Non tutti i cavalli sono adatti alla vita senza ferri e, inoltre, il dott. Sabioni ha spiegato che il processo di transizione dal piede ferrato allo zoccolo scalzo è graduale e richiede una gestione attenta, che copre un periodo totale di circa un anno, dopo il quale i cavalli possono effettivamente riprendere le loro attività abituali.
“Nell’arco di un anno il cavallo puó tranquillamente rifare le gare che faceva prima. Spesso, però, se partiamo con una condizione gestionale corretta e se il cavallo non aveva precedentemente eccessivi problemi, i tempi sono anche più ridotti. Spesso in 8/9 mesi si ottengono già ottimi risultati” ci ha detto Stefano.
È importante tenere presente che il processo di guarigione biologica e di adattamento al piede scalzo non segue un andamento lineare. Spesso, si verifica un pattern caratterizzato da fasi altalenanti: “ci sono momenti in cui i sintomi possono peggiorare, seguiti da periodi di miglioramento. Questo ciclo continua finché non si raggiunge un plateau, una fase in cui il processo si stabilizza e diventa costante.”
Alberto Barrovecchio, in qualità di cavaliere, ha sperimentato personalmente i benefici del piede scalzo sulle prestazioni e sul benessere dei suoi cavalli. Seconda la sua esperienza, ha osservato una notevole miglioramento nell’elasticità e nella calma dei cavalli durante l’attività agonistica: ha notato che i cavalli scalzi mostrano una maggiore disposizione al rilassamento e una riduzione dello stress, fattori che contribuiscono al miglioramento delle loro performance.
“Dopo aver preso la decisione di adottare il piede scalzo con i miei cavalli e aver seguito attentamente il corso della transizione, ho subito notato benefici straordinari. I cavalli erano fin da subito rilassati e decontratti, diventando più elastici e calmi, evidenziando una significativa riduzione dello stress. La pazienza è stata la chiave fondamentale durante questo processo di adattamento, poiché i cavalli hanno avuto bisogno di tempo per abituarsi. Abbiamo adottato precauzioni come l’uso di scarpette per agevolare questa fase di transizione verso il piede scalzo.”
La sua esperienza personale e l’osservazione di grandi cavalieri internazionali che gareggiano prevalentemente con cavalli scalzi, come Henrik von Eckermann o il cavaliere italiano Luca Moneta, hanno alimentato la sua curiosità e lo hanno spinto a sperimentare questo approccio.
“Sono fermamente convinto di consigliare questa pratica a un’ampia gamma di persone che si avvicinano al mondo equestre. Il benessere del cavallo è la nostra priorità assoluta, e ho constatato personalmente che il piede scalzo contribuisca notevolmente a migliorare la qualità della vita e le prestazioni dei cavalli.”
Nel contesto delle competizioni equestri, dove tendenzialmente ogni cavaliere è impegnato dal venerdì alla domenica, è fondamentale che il cavallo sia un compagno di vita rilassato e tranquillo, piuttosto che un partner rigido e stressato. A tale proposito Alberto ci ha detto: “Condivido pienamente l’importanza di adattarci al cavallo e di comunicare efficacemente con lui, rispettando le sue esigenze e seguendo le indicazioni che ci fornisce. Questo approccio naturale permette al cavallo di trovare autonomamente la soluzioni ai problemi, e da lì viene allenato e incentivato senza costrizioni.”
Questo approccio, dunque, come consigliano i dott. Sabioni e il cavaliere Alberto Barrovecchio, potrebbe permettere al cavallo di esprimere la sua intelligenza motoria e di trovare soluzioni ai problemi in modo naturale, essendo attivamente coinvolto nel processo di risoluzione di sue eventuali difficoltà motorie, senza pressioni esterne.
Ogni quanto pareggiare un cavallo?
La frequenza del pareggio degli zoccoli dipende principalmente dall’attività e dalla gestione del cavallo. In generale, una gestione più attenta e performante richiede meno interventi di pareggiatura, mentre una gestione meno ottimale, che magari permette al cavallo di stare solo poche ore al giorno in un paddock, richiede pareggi più frequenti, mediamente ogni due mesi.
“È importante sottolineare che i tempi del pareggio devono essere stabiliti in modo da non causare disagio agli zoccoli del cavallo. Non si arriva quindi al punto di dover pareggiare ogni due mesi solo per evitare che gli zoccoli diventino troppo lunghi o deformi, ma piuttosto per mantenere una buona salute e forma degli zoccoli nel tempo. Se dovesse verificarsi una situazione in cui gli zoccoli richiedono un intervento prima del solito, ci occupiamo di intervenire tempestivamente.”
Generalmente, però, quando la frequenza dei pareggi è stabilita correttamente, gli interventi necessari sono minimi e si limitano a operazioni di manutenzione di base.
In quest’articolo abbiamo avuto modo di analizzare insieme a dei professionisti del settore i benefici che un cavallo può riscontrare nel vivere secondo una condizione di gestione naturale, che consente la pratica dello “zoccolo scalzo”. Ovviamente, come ogni tema, è necessario che si definisca in modo preciso il contesto e le condizioni di attuazione, oltre che rivolgersi sempre a medici veterinari e professionisti per garantire sempre e comunque il benessere del cavallo.
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