Gliazzurri del salto ostacoli: intervista a Jonella Ligresti
Jonella Francesca Ligresti inizia molto presto il proprio percorso professionale, lasciando l’Università Bocconi di Milano ed entrando al gradino più basso di SAI, la compagnia assicurativa di famiglia. Da Allora la sua ascesa è stata inarrestabile e l’ha portata al vertice del Gruppo Fondiaria SAI, oltre che a posizioni prestigiose in altre importanti società del nostro Paese nei settori bancario, finanziario ed industriale. Oggi Jonella è Presidente della SAI S.p.A. vicepresidente di Premafin S.p.A, vicepresidente di Atahotels S.p.A, Consigliere di amministrazione di Capitalia e della RCS e la sua consacrazione è arrivata con la nomina a consigliere del consiglio d’amministrazione di Mediobanca, prima donna nella storia della banca d’affari. Un successo professionale che l’ha resa la manager più pagata d’Italia e che le ha permesso di confermare di non essere solo la prestanome del padre Salvatore, come spesso era stato insinuato.
Altrettanto presto, però, inizia la sua carriera sportiva e con la stessa determinazione si afferma come amazzone internazionale.
“Ho iniziato prestissimo, a sei anni, e ho subito voluto cavalli, non pony. Era proprio una cosa che volevo tantissimo; ho cominciato montando al mare, in vacanza, ma il regalo dei 10 anni è stata l’iscrizione al Centro Ippico Lombardo, e lì ho avuto la conferma che l’equitazione era la mia passione.”
Vieni spesso portata ad esempio, insieme a Marina Berlusconi, come una di quelle donne manager esemplari che riescono a conciliare tanto lavoro con la famiglia. Tu, però, al contrario di Marina, hai anche l’impegno dei cavalli, che sicuramente non richiede poco tempo. Come fai?
“Ci vuole tanto, tanto lavoro, mannaggia! L’ho detto altre volte: è una questione di organizzazione. È chiaro che la priorità ce l’hanno i figli e il mio lavoro. Durante la settimana monto pochissimo, proprio non ho tempo, e mi ritaglio solo i week end per fare le gare. Alle spalle, però, ho un’organizzazione perfetta: a partire dalle persone che seguono la scuderia, dall’istruttore e dal ragazzo che monta i miei cavalli, fino a mio marito Omar Bonomelli, che, per fortuna, fa anche lui il cavaliere. Po ho dei cavalli bravissimi che mi aiutano.”
In effetti i tuoi cavalli sono veramente invidiabili e invidiati.
“Devo dire di si, sono stata brava a trovarli.”
Che criterio usi per scegliere un nuovo soggetto?
“La cosa che mi influenza di più è sicuramente la sensazione che ho la prima volta che mi ci ‘siedo’ sopra, che è quella che di solito viene confermata. Poi una cosa che guardo molto è che quando vanno a saltare tengano le orecchie dritte: vuol dire che sono attenti. In più, normalmente preferisco le femmine: Nanta è femmina, Quinta è femmina, Imperium è femmina… adesso, però, ho anche uno stallone. Insomma, mi baso molto sul mio istinto e sulle mie sensazioni, la genealogia, ad esempio, non la guardo quasi mai.”
C’è un cavallo di un altro cavaliere che vorresti avere nella tua scuderia?
“Shutterlfly di Meredith Michaels piace a tutti! Ninja mi piace davvero molto e quest’anno ho anche notato El Campeon’s Carlsson Von Dach, il cavallo con cui l’americano William Simpson ha fatto la coppa delle nazioni. È un cavallo meraviglioso, però sono contenta dei miei, sono felice di averli trovati, sono felice di montarli e sono molto gelosa, quindi ci salto solo io!”
Hai mai pensato a creare un tuo piccolo allevamento?
“Non io, ma mio suocero ci sta provando e ho già montanto dei cavalli che sono nati a casa”.
Jonella è una giovane donna piuttosto minuta, ma a detta di tutti quelli che la conoscono ha grinta e determinazione da vendere. Oggi è al suo secondo matrimonio e ha due figli, Ludovica, avuta dal primo marito Luca Ortigiara De Antoni, e Paolo.
Nel tempo che riservi a te e alla tua famiglia, riesci a coltivare degli interessi o altri sport?
“No, riesco a fare veramente poco. Quando arrivo a casa cerco di stare con i miei bambini. Con Ludovica, che ormai ha quindici anni, faccio yoga la sera. Lei ha anche ereditato la mia passione per i cavalli e monta.
Speravo che non si interessassero troppo all’equitazione, che è uno sport meraviglioso e che adoro, ma che porta via tanto tempo. Speravo che mia figlia non avesse questa passione e ho cercato, portandola a tutti i concorsi, di farle venire la nausea del cavallo, invece non ci sono riuscita. – ride – Adesso vedremo con Paolo… per il momento ha sei anni e quando viene in scuderia va in moto!”
Scherzi a parte, che consiglio ti senti di dare a chi vuole seguire il tuo esempio?
“Tanto impegno, costanza e soprattutto umiltà, perché in questo sport si prendono davvero tante facciate, ma se si continua e persevera si riesce.