Gaia Bulgari: un luogo, una passione
Un luogo della vita che diventa il posto dove investire per realizzare un sogno. Questo, in estrema sintesi, potrebbe essere il riassunto della storia che stiamo per raccontare, quella di Gaia Bulgari e del suo Centro Ippico Punta Ala. Ma andiamo per ordine.
Gaia Bulgari si definisce una donna che ha avuto alcune esperienze lavorative, non molte, ma che in primo luogo è felice di essere stata una madre che ha seguito costantemente i suoi tre figli che adesso sono grandi e impegnati nelle loro attività in giro per il mondo.
È nata a Roma dove, però, non ha vissuto a lungo. Ha dovuto fin da subito fare i conti con il cognome – brand che porta ma del quale non ha sentito il peso tanto che, sorprendendo il padre, decide di iscriversi alla facoltà di Scienze Agrarie di Viterbo.
L’aver passato molto tempo in una tenuta umbra della famiglia l’aveva fatta avvicinare molto alla vita di campagna ed era quella la sua passione. Inoltre, uscire dal “seminato” familiare (sempre per restare in argomento!) vuole essere l’affermazione della sua personalità, che va oltre il bellissimo mondo nel quale ha avuto la fortuna di nascere e crescere.
La carriera universitaria, però, non dura molto perché a seguito della separazione dei suoi genitori, per un anno si trasferisce a Orvieto dove porta avanzi l’azienda agricola che il padre ha lasciato ai figli (sarà poi suo fratello a condurla nel futuro) ma poi viene richiamata dal padre a Roma.
Inizia a lavorare per l’azienda di famiglia e si occupa di acquisire le materie prime: viaggia, gira il mondo (india, Giappone, Thailandia) alla ricerca di quelle pietre preziose che poi le vetrine delle gioiellerie Bulgari esporranno in forma di gioielli.
Un lavoro che le dà soddisfazioni, certamente, ma dopo due anni non può fare altro che constatare che non è quello che lei vuole dalla vita.
Nel frattempo conosce quello che diventerà suo marito e il passo successivo è proprio il matrimonio. La coppia si trasferisce a Londra, città nella quale nascono le sue due figlie.
La carriera di madre e moglie la gratifica moltissimo, non solo nei quattro anni londinesi ma anche al rientro in Italia, a Milano, dove nasce il terzo figlio. Il ruolo di madre la prende completamente, fino a quando i figli diventano adolescenti. Nonostante la separazione dal marito, Milano è la città dove decide di restare a vivere.
La successiva esperienza lavorativa è legata a un’altra sua passione, la cucina. Con una persona apre una società che acquisisce la licenza da una pasticceria francese per poter aprire dei punti vendita in Italia. Si occupa della gestione dell’attività e l’esperienza è entusiasmante anche se dopo quattro anni i dissidi con il socio portano alla chiusura dell’attività. A questo punto siamo nel 2018.
Nonostante il suo girovagare Gaia ha sempre avuto un punto fermo nella vita: Punta Ala. È qui che trascorre le vacanze fin da quando è bambina, è qui che porta i suoi figli in estate. È qui che trasmette loro una sua passione di gioventù, il cavallo e l’equitazione.
A Punta Ala ha sempre frequentato il locale centro ippico che nel corso degli anni ha perso lo smalto dei giorni migliori. Il centro viene affittato di anno in anno, spesso a gestori diversi, gli investimenti strutturali non ci sono e le condizioni dell’impianto sono pessime.
Gaia ama quel luogo che, inoltre, ha una peculiarità: si affaccia sul mare. Il centro è in vendita ma il proprietario per evitare che finisca nelle mani di speculatori edilizi (che avrebbero comunque avuto vita difficile, visto che sorge all’interno di un parco) chiede un prezzo elevatissimo. Gaia, invece, presenta un piano di sviluppo completamente legato al mondo del cavallo e, dopo un anno di trattativa il Centro Ippico Punta Ala (CIP) è suo.
Il resto è storia di questi giorni: i due anni di COVID rallentano i lavori ma danno il tempo a Gaia di ponderare con calma ciascuna decisione. Anche le lungaggini burocratiche, con quei permessi che non arrivano mai, le fanno capire che alcune cose, alla fine, non valgono la pena di esser realizzata. Gli ultimi due anni sono quelli che fanno decollare il CIP che suddivide i suoi interessi tra la formazione dei giovani, il polo, l’equitazione e gli stage formativi.
Il campo di polo ha la fortuna di avere un sottofondo praticamente perfetto e un agronomo argentino, Alejandro Battro, combina le caratteristiche di terreno, acqua, clima con delle essenze perfette per il luogo e dà vita a un meraviglioso prato per accogliere queste competizioni che a Punta Ala richiamano molto pubblico.
Grazie anche al rapporto che stabilisce con Alessandro Giachetti, delegato per il polo, Gaia Bulgari riporta il polo internazionale al CIP dopo 30 anni quando, nel 2023, può organizzare i Campionati Europei Femminili.
Nello stesso anno e in quello successivo, il CIP ospita tornei ai quali partecipano squadre di livello internazionale che portano da tutto il mondo a Punta Ala 160 cavalli e i giocatori delle squadre arrivano con tutta la famiglia appresso. Le competizioni sono accompagnate da eventi mondani, degustazioni di vini e molte altre cose ancora.
Nel 2025 ci sono molte possibilità che il centro possa ospitare i Campionati Mondiali Femminili di polo: un traguardo decisamente importante perché è il massimo al quale, in questo sport, Punta Ala può ambire a ospitare. Infatti, oltre ai mondiali e agli europei femminili, di più non si può ottenere da queste parti perché non possono essere ospitate più di 6 squadre.
I campus per i giovani avranno sempre maggiore importanza e non si limiteranno, nel tempo, solo al periodo estivo mentre per quanto riguarda il salto ostacoli, qualche competizione a livello regionale è già stata organizzata ma l’ambizione è di poter accogliere anche competizioni nazionali.
Ma di questi progetti se ne parlerà per il 2026 sia per le difficoltà a inserirsi nel circuito sia perché i campi di salto devono essere completamente ristrutturati. Sempre per il futuro, potrebbe tornare l’endurance da queste parti.
Tutte queste attività sono arricchite da un’altra, impagabile, possibilità: si scende di sella, si tolgono gli stivali e il cap, si indossa il costume e fatti pochi passi ci si può tuffare nel mare cristallino di Punta Ala.
Questa la storia di Gaia Bulgari, una donna curiosa, tenace, libera e della sua passione per un luogo e per i cavalli.
Enrico Querci
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