Equitazione di campagna: la storia della caccia alla volpe a cavallo

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Cecil Aldin, RBA_1870-1935_Il maestro della caccia, Edward Preston Rawnsley, mentre salta una recinzione

Organizzate e regolate da enti federali ed associazioni equestri, la caccia alla volpe rientra nelle discipline dell’equitazione di campagna, ed è quindi parte di tutte quelle attività svolte a cavallo in zone rurali, basate sul contatto con la natura e il rapporto tra uomo, cavallo e ambiente.

Quella della caccia alla volpe a cavallo è da sempre ricordata come una delle tradizioni storiche più celebri della cultura equestre, derivante principalmente da ambienti reali e borghesi. Ancora oggi però alcune Società Ippiche ne rievocano la speciale atmosfera folkloristica organizzandone una versione ancora più nobile, nel vero senso del termine: tra i protagonisti, cani, cavalli, cavalieri e amazzoni sono ancora presenti, ma ovviamente il ruolo della volpe è puramente in simbolico.

Dalle origini più antiche della caccia, alla sua rappresentazione sportiva più moderna

Spesso associata ad ambienti regali, la sua origine è frutto di un legame molto antico tra uomo e cavallo. Come fedele compagno per la caccia, grazie alla sua velocità e al suo coraggio, è da sempre stato fondamentale per la cattura delle prede, fonte di sostentamento per intere tribù.

L’usanza delle battute di caccia come invece le conosciamo oggi, iniziarono a diffondersi nel lontano ‘500, con lo scopo di controllare l’aumento demografico di diversi animali. Quella della caccia alla volpe, però, trova le sue radici in Inghilterra alla fine del XVIII secolo: la tradizione racconta che fu il Duca di Beaufort a guidare il primo inseguimento.

La maestosità delle campagne inglesi, unita alla bellezza di questi animali nel sottofondo verde della natura, ha affascinato molti artisti dell’epoca pre-romantica (e anche oltre), portandoli ad immortalare le scene più classiche della caccia. Tra i più noti pittori inglesi equestri, vengono spesso ricordati i dipinti di Cecil Aldin, Lionel Edwards o anche J. Emms, Heywood Hardy, Henry Thomas Alken.

In Italia, la prima società equestre di caccia fu fondata a Roma nel 1836, sotto il governo dei principi Odescalchi. Con il passare degli anni, si diffuse sempre più come moda ed evento esclusivo delle corti, e permase in molti Paesi come parte della tradizione equestre.

Grazie all’avvento delle leggi a tutela dell’animale che ne vietano l’abbattimento, oggi rappresenta un evento di aggregazione sociale a puro scopo ricreativo e sportivo. Valorizza perlopiù obiettivi di promozione del territorio e cultura equestre. Vengono organizzate in località dove è possibile trovare grandi spazi aperti, distese verdeggianti e strade sterrate, strutturati in un percorso (di lunghezza e difficoltà variabile) con ostacoli naturali.

La volpe viene sostituita dalla cosiddetta strusa (un fantoccio dell’animale, costituito da intreccio di paglia o straccio odorante) trascinata da un abile cavaliere, definito Trail Layer, addetto a questo specifico ruolo (in questo caso la caccia prende il nome di Drag Hunting). Può essere inoltre rimpiazzata da una coda finta legata al suo braccio, inseguita “a vista” senza l’uso della muta; in passato, veniva fatta cadere una traccia di pezzetti di carta che fungevano da traccia, per questo si sente parlare spesso anche di Paper Hunting.

Abbigliamento e ruoli: non è solo una questione di stile

Per quanto riguarda l’abbigliamento, viene preferito uno stile classico ed elegante: stivale nero, pantaloni chiari, plastron e panciotto, e guanti. Per ogni cavaliere e amazzone è indispensabile il cap, ma è richiesto l’osservanza di non indossare la tipica giacca rossa, riservata infatti all’equipaggio e ai Soci, per essere sempre ben riconoscibili.

Tra i ruoli principali, vi è il Master Of Fox-Hounds: rappresenta l’autorità della caccia ed è primo cavaliere, responsabile del tracciato, che oltre a coordinare la muta, è incaricato di prendere provvedimenti in merito a eventuali segnalazioni. A suo supporto (e solitamente da lui scelto) il Field Master, è un abile cavaliere punto di riferimento per tutto il gruppo; provvede al controllo dei binomi e si propone come figura di supporto per ogni partecipante. Ha inoltre la facoltà di allontanare cavalieri o amazzoni in caso di irregolarità, in accordo con il Master.

Il resto dell’equipaggio è costituito dall’Huntsman, incaricato per la cura, addestramento e condotta dei segugi, spesso accompagnato dai Whippers-In, con il compito di assicurare disciplina della muta.

Ogni gioco ha le sue regole

Pur essendo ormai diventata un’attività ludico-addestrativa, è comunque soggetta a specifiche norme, volte a salvaguardare la sicurezza dei cavalli e dei cavalieri. La Società o Associazione che organizza battute simulate di caccia alla volpe deve innanzitutto accertarsi che ogni partecipante sia in possesso di un’idonea patente legata all’Ente che detiene il patrocinio dell’evento.

Anche i cavalli stessi devono essere necessariamente registrati, oltre a rispettare delle regole di comportamento e bardatura raccomandata dal regolamento. Ad esempio, non sono solitamente ammessi stalloni, e i cavalli non particolarmente socievoli o meno esperti devono stare in fondo al gruppo. Testiere, imboccature e sottosella devono essere conformi alle indicazioni e mai particolarmente vistosi. Anche se alcune disposizioni possano sembrare semplici o scontate, sono atte a prevenire qualsiasi tipologia di pericolo.

Tra le regole fondamentali da seguire, vi è innanzitutto quella di non superare mai il Field Master; questo provocherebbe facilmente disordine e non permetterebbe all’equipaggio di gestire eventuali conseguenti disagi. Oltre a dover mantenere sempre la distanza di sicurezza (minimo 2 metri), non è consentito tagliare la strada e seguire percorsi alternativi che metterebbero in pericolo i cavalli. È un dovere di ogni partecipante contribuire alla sicurezza, segnalando buche, tratti pericolosi e soprattutto eventuali cadute. Non è possibile, infine, smontare da cavallo previo consenso del Master, ed è obbligo rispettare i momenti di sosta e break.

Alcune storiche Società Equestri Italiane di Caccia

Sebbene siano più popolari nelle campagne di Regno Unito e Irlanda, anche il territorio italiano si presta nella sua bellezza per eventi di questo genere. Tra le più conosciute società, vengono riconosciute:

  • La Società Milanese per la Caccia a Cavallo, la cui fondazione risale al lontano 1882;
  • La Società Torinese per la Caccia a Cavallo, fondata nei primi del ‘900 come Paper Hunts
  • La Società Toscana per la Caccia a Cavallo, nata nel ’93 con il Master d’eccezione Colonnello Piero D’Inzeo
  • La Società Cacce a Cavallo nel Monferrato, istituita ad Asti nel 2003
  • Bologna Hunt, Società Bolognese per La Caccia a Cavallo, che da anni organizza numerosi meet nazionali
  • Palmanova Hunt Club, attiva dal 1890 che ancora oggi presenta un ricco calendario di eventi

La moderna caccia alla volpe potrebbe essere un’occasione unica e molto attrattiva da vivere con il proprio cavallo, non solo per intraprendere un emozionante viaggio nel passato dell’equitazione di campagna, ma per partecipare ad una esperienza altamente formativa per il binomio. Nonostante questo, non è da sottovalutare la preparazione atletica di cavallo e cavaliere: come per ogni manifestazione sportiva, occorre sempre presentarsi con alle spalle un buon allenamento.

R. Guatteo

© Riproduzione riservata.

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