Endurance: la 6° edizione della Camuna Road per mano del Team CBL

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Carletto Bertoni

In 200 a Piancogno, ai piedi della Valcamonica, per la 6° edizione della Camuna Road, hanno disputato due giornate di gare intense sotto l’occhio del nostro commissario tecnico Sergio Tommasi, dimostrando la grande crescita di questa disciplina in Italia. Diana Origgi si afferma nella CEI2* di 122 km su Pervinca della Bosana e si aggiudica anche la “best condition”.
Giornate con ancora le caratteristiche invernali, lo dicono le nevi che dall’alto imbiancano le cime dei monti che contengono la nota Valcamonica. Alla partenza i sentieri del percorso di gara sono leggermente brinati dal gelo della notte, ma via via, rioffrono ai cavalieri ottimi fondi già dalle ore della mezza mattinata. Qualcuno alla fine di lamenterà di certi tratti sassosi incontrati, ma purtroppo sono le inevitabili caratteristiche delle prime balze alpine. Negli impianti dell’ospitale Centro Ippico “i Salici” di Esine, duecento binomi attendono di prendere il via nelle sei gare distribuite su due giornate e nella più importante, CEI2* di 122 km. del primo giorno, cavalieri tedeschi, francesi, ungheresi e cecoslovacchi, tutti classificati, hanno impreziosito la gara vinta dalla brava, se ancora c’è bisogno di dirlo, Diana Origgi dell’allevamento della Bosana che montava una giumenta nata ed allevata dal padre Gino, Pervinca, alla quale è stata assegnata anche la “best condition”. Ma non le è stata da meno l’umbra Chiara Rosi, già vincitrice nella precedente gara toscana di Città di Castello su Filieri, che, su Cherra questa volta, s’è classificata al secondo posto giungendo ad una ventina di minuti dietro la prima. Chiara ha anche avuto problemi per una scivolata del cavallo e conseguente leggera ferita al mento, ma che, trattata al mercurocromo, pareva una rosa ed a detta di tutti, le donava. Terzo uno young rider Marco Sardo su Patmu ed alla quarta piazza la brava Patrizia Giacchero sul potente e fedele Locace. Diana Origgi ha terminato la gara camminando alla media di 17,329 km/ora, tutto sommato un’ottima velocità sui due percorsi che Carletto Bertoni aveva disegnato con mano felice, (35 km + 26 da percorrere due volte alternativamente) che toccavano i primi contrafforti della Valcamonica per seguire, poi, le morbide sponde erbose del fiume Oglio.
Su quarantun partenti hanno terminato in 29, altra buona novella sulla qualità e la preparazione dei cavalli in gara, la gran parte venuti per qualificarsi.
Sarà l’aria del Tonale ma, sicuramente, non disgiunta dalle teste e dalle mani sempre più controllate delle brave amazzoni e dai bravi cavalieri.
La prima straniera qualificata è stata la tedesca Sonia Buluschek, undicesima a quaranta minuti da Diana Origgi, che ha camminato alla media di 15,777 km/ora, seguita, quindicesima, dalla francese Aurelien Cerlati su Rayan des Bruieres e via via le altre, tutte donne ad eccezione del cecoslovacco Tomas Pflug, purtroppo eliminato per zoppia del suo Split.
Tra i nostri migliori troviamo lungo la classifica finale, tra gli altri, lo younior Luca Zappettino, Diego Fumagalli, Gianluca La liscia, Elisa Ascani e Leonardo Bellacini, Carletto di Battista, Fabrizio Leonardelli e Mirko Mazzocchetti, sotto gli occhi del nostro commissario tecnico Sergio Tommasi, giustamente tornato nel mondo della nostra endurance.
Fausto Fiorucci era anche della partita, ma purtroppo dopo una quarantina di chilometri a causa di una brutta caduta, per la scivolata del suo cavallo Zeus al Faula, s’è dovuto ritirare e farsi medicare un ginocchio all’ospedale.
Stagione finita per Fausto, che abbiamo sentito da Gubbio che ci ha fatto conoscere il suo pensiero di grande organizzatore, sulla gara bresciana:”La Camuna Road è stata un successo – ci ha detto – in quanto a presenze e entusiasmo degli organizzatori.
E’ un piacere vedere che c’è ancora chi organizza con tanto entusiasmo una gara di endurance nonostante l’assenza di sponsor e le difficoltà che questa disciplina presenta. Solo vorrei ribadire ciò che dal 2003 tento di dimostrare e cioè la ricerca di sicurezza per cavalli e cavalieri in gare peraltro già di per sé difficili e particolari. Sì, mi riferisco a ciò che mi è accaduto ma sopratutto alle categorie minori che, ripetendo normalmente gli stessipercorsi ed essendo in teoria cavalieri e cavalli alle prime esperienze, dovrebbero essere più protetti con percorsi più agibili da cavalli abituati a vivere in terreni menoimpervi, percorsi più ampi con più possibilità di trovare posto per evitare pericoli che improvvisamente si possono incontrare.
Questa mia non è una recriminazione né vuole essere un rimprovero ma solo una preghiera, uno stimolo per organizzatori così meritevoli come quelli che ho incontrato a Piancogno.”
Due le gare contemporanee sugli 87 km, una CEI1* con quarantasei cavalieri al via e trentatrè classificati ed una nazionale CEN**/B con quattordici partenti ed undici classificati, stessi percorsi della 122 km con un giro da 35 km in meno.
Grande entusiasmo e stessa caparbietà.
Nella prima si è affermato Giancarlo Delinna su Coccorita de Mores, media finale 18,067 km/ora, (“best condition”) seguito da Loris Fiorini su Boreal de Ghazal e dalla Y.R. Elena Trapolari su Wodospad.
Nella seconda gara, una nazionale, vittoria con una media di 15,950 km/ di Gianluigi Naboni su Key Senna che ha superato di qualche minuto la campionessa italiana in carica Simona Garatti che montava Indian Sperska e si meritava la “best condition”, mentre terza giungeva Angela Origgi su Perana Bosana, un bel grigio prodotto dal proprio allevamento.
Alla sera Carletto Bertoni, insuperabile “deus ex machina“ della ricca manifestazione, ospitava cavalieri e seguito nel grande albergo Aprica per le premiazioni, nel corso di un grande raduno conviviale che prolungava una particolare giornata d’endurance.
Si riprendeva il giorno successivo con una CEN*/R su 52 km dove i cavalieri dovevano tenere una media massima di 15 km ora, gara importante per chi si sta avvicinando all’endurance, che vedeva la vittoria sui trentasette partenti di Giovanni Vezzoli che montava S.C.Alaska su Andrei Domingo Cordoba con Filemon e Ramon Ducoli su Baikal R.
Ancora sessanta cavalieri si presentavano per le due ultime gare che concludevano la 6° edizione della Camuna Road in Valcamonica sulla distanza di 26 km riservate ai Debuttanti ed ai Cavalieri non Agonisti, velocità massima 12 km/ora. Nella prima si affermava Paolo Zuliani su Le Cygne, seguito da Marco Metalli e Daniele Serioli, rispettivamente su Ajadi (best condition) e Z’Tadore al Maury, mentre la seconda vedeva alla prima piazza Luca Pedani con Zaira seguito da Omar Colombo e Leonardo Salvatore rispettivamente su Ebro e Sa Mondigo.
Giornate di grande endurance.
Abbiamo con piacere ritrovato tra i cancelli veterinari, come abbiamo già detto, il nuovo responsabile dell’endurance italiana Sergio Tommasi che per qualche anno aveva passato la mano e subito gli abbiamo chiesto come ha ritrovato il mondo che gli è stato riaffidato.
Con la solita conosciuta prudenza ci ha detto: “Vorrei rispondere a questa domanda tra qualche mese, quando avrò più elementi per poter valutare la differenza tra quello che ho lasciato e quel che ho ritrovato. Oggi posso dire di aver rincontrato molti volti conosciuti e visto molti volti nuovi che mi lasciano ben sperare per un futuro che possa riportare l’endurance italiano ai vertici mondiali come era stata“.
Abbiamo avvicinato anche la campionessa italiana in carica Simona Garatti anche lei della partita.
“Una stagione ben iniziata… La cavalla che ho montato è veramente forte ed è doveroso un ringraziamento all’allevatrice Alessandra Acutis proprietaria dell’allevamento dell’Orsetta. Dopo un primo giro passato a cercare di conoscerla ho deciso che era meglio assecondare il suo carattere e lei mi ha fatto volare a più di venti orari fino alla seconda posizione; la “best condition” è stata la ciliegina sulla torta“.
C’erano delle discordanze sulla qualità del percorso ed un giudizio della campionessa italiana ci interessa…
“Personalmente posso solo dire che questi sono i percorsi sui quali alleno i miei cavalli e penso che il Comitato Organizzatore abbia fatto quanto di meglio poteva in relazione al nostro territorio.”
Dove ti incontreremo prossimamente?
“Con Z’tadore, il mio cavallo più importante, faremo una gara di preparazione come richiesto dal tecnico nazionale, ma non abbiamo ancora deciso dove, prenderò comunque parte a diverse gare con altri cavalli per migliorarmi e mantenermi in forma“.
Con che che cavallo farai l’Europeo di Assisi?
“E’ troppo presto dirlo, speriamo che Z’tadore stia bene… e poi, fra i miei impegni questo anno ce n’è uno di grande priorità, quello di avvicinare mio figlio Daniele a questo magnifico sport da praticante“.
Ma la “mattatrice” di questa edizione della Camuna Road è stata Diana Origgi, che ha vinto la gara più importante della prima giornata ed ha partecipato, portandola a termine, una gara della seconda. Incontenibile.
Diana: come hai trovato il percorso?
“Mi sono trovata molto a mio agio sul percorso. Non avevo mai corso la Camuna Road, sapevo che sarebbe stato un tracciato impegnativo ma non mi aspettavo di riuscire a gestirlo così fluidamente. Certo avevo un grosso vantaggio rispetto agli altri concorrenti: montavo una cavalla nata e cresciuta nei nostri alpeggi, abituata a correre in dislivello e soprattutto ad affrontare percorsi impegnativi caratterizzati da continui cambiamenti di direzione e di fondo; è una cavalla super, fredda e calcolatrice che ascolta il suo cavaliere ma che sa anche gestirsi le andature in base al terreno che affronta“.
Insomma tutto merito di Pervinca?
“E’ più facile elogiare il proprio cavallo che farsi dei complimenti da soli, dirotto la domanda a mio padre“.
Diana, Desiree della Gazza, Jasmineh e Pervinca, tre generazioni sotto la sella, nonna, madre e figlia tutte vincitrici della loro prima 120 montate da te, cosa si prova?
“E’ bellissimo, Desiree è stata la mia prima cavalla di successo, su di lei ho affrontato le mie prime gare importanti e i miei primi successi, Jasmineh mi ha fatto toccare il cielo… due medaglie d’oro mondiali a squadre e tuttora mi regala ogni anno un puledro degno di lei e Pervinca… spero finisca quello che aveva cominciato Jasmineh e che per un infortunio non ha potuto tentare”.
Il dottor Gino Origgi è il “papà” oltre che di Angela e Diana, dei cavalli della Bosana. Sentiamo anche lui che incontriamo a Piancogno indaffarato tra i suoi cavalli.
Gino, Desiree della Gazza, Jasmineh e Pervinca, ognuna di loro al debutto in 120 km hanno collezionato un primo posto, ironia della sorte o selezione genetica?
“Senza dubbio selezione genetica e oserei aggiungere, giusta crescita e giusto allenamento; è la conferma che allevare paga!Confermo ancora che, l’iniziativa che di recente con il sig. Gagliano abbiamo avuto, fondare l’A.C.E.I. (Associazione Allevatori del Cavallo da Endurance), è largamente motivata. La possibilità di acquistare cavalli sicuri, che hanno avuto un unico proprietario, il loro l’allevatore, figli di cavalli da endurance; può giustificare tutto il lavoro e l’impegno degli anni che servono per fare un cavallo per questa disciplina“.
Tutto merito di Pervinca o Diana ci ha messo la sua parte?
“Sono poche le gare come questa, dove la vittoria è veramente frutto del binomio. Pervinca è super, figlia degna di Jasmineh ma Diana è stata veramente intuitiva. Non sono stato in assistenza sul percorso perché avevo altri cavalli in gara da gestire ma quando mi hanno detto che era partita in fuga all’inizio del 3° giro ho avuto paura che fosse troppo presto e invece la sua tattica di gara è stata vincente! Ha saputo interpretare il percorso in modo eccelso e si è creata quel distacco sufficiente da diventare irraggiungibile al gruppo di inseguitori che l’hanno tallonata per tutto il percorso cercando di recuperare più minuti possibili e aspettando un suo errore!“.
Solo gestione di gara corretta o anche la tecnica equestre ha fatto la sua parte?
“Indubbiamente, per quello che ho visto del percorso e per quello che mi hanno riferito tutti i cavalieri del team, è un tracciato molto tecnico sia per la scelta delle andature sia per la tecnica equestre. Il cavallo da endurance deve essere in primo luogo un atleta addestrato a correre muovendosi in modo da consumare il meno possibile. Deve distendersi e coprire il percorso allungando il suo corpo, ma nello stesso tempo deve essere pronto a raccogliersi sotto le mani e le gambe del suo cavaliere quando questi avverte un cambio di terreno che richiede un cavallo più “rotondo”. Diana in sella non ha una posizione da manuale ma ha un assetto incredibile, riesce sempre ad essere in sintonia con il suo cavallo, che si tratti di un puledro in doma o di un atleta in gara. Purtroppo spesso si vedono in gara cavalli che si oppongono all’appoggio del cavaliere oppure cavalieri che non riescono a raccogliere i loro cavalli gestendo così male le andature e gli equilibri del binomio; tutto questo può portare a lievi infortuni o addirittura a cadute. La tecnica equestre è sempre più importante soprattutto oggi dove le gare ad alti livelli vengono corse a media elevate. Il saper gestire il corpo del cavallo evita affaticamenti eccessivi del cavaliere e possibili zoppie traumatiche o di affaticamento“.
Qualche rammarico?
“Si, un rammarico molto grosso. Durante l’ultimo giro avevamo in tasca anche il secondo e terzo posto della 122 km con Diego Fumagalli su Romice della Bosana e Luca Zappetini su Malissa. Purtroppo è successo ciò che temevo dalla partenza: Romice, stallone baldanzoso, ad un certo punto ha deciso che non si divertiva più a correre e come mi è capitato altre volte con altri stalloni ha detto basta e ha mollato l’andatura; Luca, da buon compagno di squadra e rispettando gli ordini di scuderia, ha aspettato un po’ e poi è andato ma ormai era troppo tardi. Pazienza, so che gli stalloni hanno questo problema, dovremo lavorarci ancora”.
Ci interessa anche un parere di Angela Origgi, non dimentichiamola Campione del mondo nel Dubai
Angela: un terzo posto nella 87 km CEN**/B, ti sei accontentata pur di fare un giro del percorso con tua sorella?
“E’ stato tutto casuale, sono partita con il solo obbiettivo di prendere la qualifica per la cavalla e per godermi una gara serena senza ambizioni, poi al penultimo giro, per caso, io e Diana eravamo sullo stesso tratto a poca distanza di tempo e quindi ho pensato di fermarmi nel caso avesse bisogno una mano; quando è arrivata mi sono subito resa conto che non aveva bisogno di nessun aiuto ma era così bello stare insieme che abbiamo finito la gara chiacchierando, come hai tempi di Jasmineh e Jadana. Mi sono proprio divertita“.
Come hai trovato l’organizzazione?
“La definirei una “organizzazione TECNICA fatta a misura di cavallo e cavaliere”. C’era tutto quello che serviva per stare bene e per correre serenamente. Come cavaliere mi sono sentita tutelata al massimo, personale e acqua lungo il percorso, giudici attenti, ottima organizzazione del cancello e in generale dell’area scuderie – partenze – assistenza. A mio parere il fiore all’occhiello della gara era il cancello veterinario nel maneggio coperto, silenzioso, fluido, senza code di ingresso, veterinari veloci e ben coordinati dagli steward, tribune discrete ma a misura di spettatore e quel giusto tocco di attenzione con i fiori… insomma si vede che chi ha organizzato la gara e tutte le persone che hanno contribuito sono uomini di cavalli”.
Anche Chiara Rosi ha fatto bene quassù e pur essendo vittima di una caduta, si è aggiudicata la seconda piazza nella 122 Km. L’abbiamo avvicinata per sentire le sue impressioni
Una stagione ben iniziata… Città di Castello, Piancogno due risultati probanti. Dove vuoi arrivare?
“Mi piacerebbe arrivare il più alto possibile. Niente,comunque viene per caso. A città di Castello sapevo che Filieri non mi avrebbe deluso, è un ottimo soggetto PSA con recuperi impressionanti. A Piancogno con Cherra ho raccolto i frutti di due stagioni dove non le ho mai chiesto il massimo. A questa gare ho provato a cercare il suo limite ma non ci sono riuscita perchè dopo la sua prova era più in forma che mai. Mi dispiace solo di aver attaccato troppo tardi se fossi partita mezzo giro in anticipo forse avrei raggiunto Diana. Chi lo sa. Faccio le mie congratulazioni a Diana e a Pervinca e spero che ci sia di nuovo occasione per un’altra sfida“.
Come è successo quel fiore sul mento?
“Fa parte del gioco. L’endurance mi ha insegnato “che difficile non è cadere ma è rialzarsi“ e così ho fatto, mi sono rialzata un po stordita perchè siamo cadute sia io che il cavallo, mi sono resa conto che non mi ero fatta nulla di grave e sono immediatamente ripartita. Il problema è stato che, subito dopo una curva, al centro di un paese,la cavalla ha messo uno zoccolo in un tombino, che io purtroppo ho visto solo all’ultimo secondo, ed è scivolata perdendo l’equilibro e cadendo a terra“.
C’erano delle discordanze sulla qualità del percorso ed un giudizio di una “veterana“ come te ci interessa.
“Percorso molto tecnico,fondo abbastanza duro ma a me è piaciuto molto. Come dicevo all’inizio, non ci si improvvisa in questo percorso bisognava gestire il cavallo ad ogni metro. C’erano continui cambi di pendenza, salite importanti,insomma una gara come quelle di un po di anni fa. Personalmente io preferisco questi tipi di tracciati piuttosto che le gare di ultima generazione,molta pianura e poche salite. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno lavorato alla manifestazione per l’accoglienza e la disponibilità che ci hanno donato“.
Dove ti incontreremo prossimamente?
“Sicuramente al Camp Italiano, per il resto, devo ancora decidere un pò di programmi“.
Mauro Beta

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