Endurance Cup 2009
Ottantaquattro cavalieri di sedici nazioni prendono parte alla importantissima gara, la prima della stagione, in Dubai. Vince alla sorprendente media di 24, 5 km/ora l’autoctono Alì Kalifan Al Jahouri su EO Jaras. Tra i trentatre giunti al traguardo la nostra Martina Lui con Jo Farouza.
Per loro l’endurance é sempre una festa grande, l’hanno fortemente voluta, é una “poetic justice“, dicono, “ perché l’endurance ci appartiene in nome dei cavalli della nostra terra, i purosangue arabi, che hanno dato lustro soprattutto a questa disciplina diffusasi largamente in questi ultimi anni su tutti i continenti“.
E’ vero. Il purosangue arabo é il cavallo da fondo per antonomasia, da secoli porta questi popoli nomadi nelle loro marce estenuanti attraverso il deserto con un vigore, con una capacità di resistenza a tutte le avversità, che non ha pari, e in più offre all’uomo la sua intelligenza, la gentilezza, l’orgoglio. Fa parte della loro storia, della loro cultura, impossibile negarlo.
Ha rinsaldato nel nome del Cavallo del Deserto i legami atavici, gli stessi retaggi, che da sempre uniscono i Paesi Arabi trascinandoli a dar vita all’auspicata Lega Araba per la promozione e la diffusione del Purosangue Arabo. Un grande passo che non solo ha indotto queste Nazioni a riportare alla ribalta i loro preziosi prodotti, ma gli ha anche restituito, l’importanza ed il giusto peso nella comunità mondiale degli allevatori. Discorso che vale sia per i collaudati cavalli da “show“, ma soprattutto da quelli da endurance.
Se un tempo era uno strumento di guerra, oggi quello che era il cavallo dei Beduini, “born to run“, é diventato un segno di amicizia, un minimo comune denominatore tra i popoli di un mondo più grande che va dall’Australia, all’Aia, alle Americhe, all’Europa ed é proprio l’endurance la disciplina che, con le sue regole dure, promuove quelle gare intrise di fatica, di determinazione e di coraggio.
Gli UAE non hanno un grande back-ground“ nell’endurance, perché la prima gara ufficiale risale al vicino 1993, una 4O chilometri nel deserto con cavalli e cammelli, ma subito hanno avuto dei grandi consensi da parte della loro gente.
Laggiù le cose si sono sempre fatte in grande stile e tali sono le gare di endurance, ben le conosciamo quando vivono, partono ed arrivano nella loro bellissima base creata a posta nel deserto, con le più comode e pratiche soluzioni per cavalli e cavalieri.
Certo i loro percorsi non hanno la grinta di Florac od il fascino di Compiegne, della nostra Umbria o delle Blakcs Hills, ma il misterioso deserto offre uno spettacolo a se con la sua inarrivabile essenza. E mostra il lavoro dei cavalli e dei cavalieri dalla prima all’ultima miglia delle 100 in programma.
Un vero spettacolo indimenticabile che nobilita l’endurance ed i suoi protagonisti i “cavalli del deserto”, gli arabi ed i suoi cavalieri che in questa occasione rappresentavano ben quindici nazioni e tutti i continenti.
Erano presenti i padroni di casa dell’UAE, cavalieri indiani, del Kurdistan, dello Sri lanca, olandesi, uruguaiani, belgi, francesi, spagnoli, egiziani, australiani, argentini, inglesi, sudanesi e gli italiani, il nostro campione del mondo a squadre, titolo conquistato proprio su queste sabbie, l’umbro Gianluca La liscia con Detonante e Martina Lui con Jo Farouza.
Gara velocissima come già detto, il deserto chiama a correre ed i cavalli vanno seguiti dallo spettacoloso stuolo della auto degli assistenti sulle grandi fuoristrada e Omar Husain Al Bloushi su Silverspring Kabir, che si classificherà al quarto posto finale, taglia il traguardo del primo “lap” 32 km, alla bella media di oltre 23 km/h.
Già l’importanza della gara si era delineata. I nostri camminano indietro e Martina Lui fa segnare una media di 17,67 km/ora, meglio fa Gianluca La liscia che con il deserto ha più confidenza. Ma intanto quando i chilometri si fanno sentire, parecchi rimangono ai cancelli o si ritirano, alla fine di ritirati se ne conteranno una quindicina.
I padroni di casa comandano la corsa con facilità e determinazione e se ne piazzeranno ben venti tra i trentatre binomi che superano il traguardo finale ed il vincitore percorrerà l’ultimo giro di 19 km alla media di 24,05 km/h.
Al secondo posto s’insedia, dopo una incerta volata, risoltasi negli ultimi cento metri, un cavaliere indiano Dalpat Singh Ganpat Singh su Elphyn Phoxx, mentre al terzo ancora uno dei bravi autoctoni Yousef Ahmed Al blousshi su Charlandre El Sharif.
Dei nostri due invitati solamente Martina Lui, molto prudente nei suoi primi passi nel deserto, si è classificata trentaduesima, alla velocità 17,18 km/h, mentre lo sfortunato Gianluca La liscia è stato fermato al cancello finale per zoppia del suo Detonante.
Una grande gara alla quale hanno partecipato i migliori binomi del momento che si misurano su scala mondiale ed in particolare gli europei che si ritroveranno ad Assisi per il campionato.
La prossima gara la HH The President of the United Arab Emirates Endurance Cupsi disputerà il 14 febbraio prossimo al’Endurance Villane ad Abu Daby, gli europei invitati sono:
Italia
Simona Garatti su Drago Sauro
Patrizia Giacchero su Sunny Boy
Cinzia Iaccheli su Missouri
Belgio
Maritza Pereira su Taborah De Sier
Francia
Phillippe Benoit su Akim Du Boulve
Caroline Denayer su Kouleur Du Pard
Pascale Dietsch Hifrane Du Barthas
Australia
Penny Toft
Kristie McGaffin
Meg Wade
Portogallo
Rui Pereira su Trovador Da Oliveirinha
Joao Raposo su Titanic
USA
Janice Worthington su Golden Lightning
John Crandell su LR Jasuur Melika
Germania
Belinda Hitzler su Shagar 5
Melanie Arnold su Shaikha Bint Kheoma
Polonia
Beata Dzikowska su Cyryl
Kamila Kart su Cert
Di Mauro Beta