Dalla parte del cavallo

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Con la bella stagione la storia si ripete

Maneggi improvvisati, “pseudo-istruttori” senza remore e dall’altra parte i soldi degli ignari “turisti per caso” Per non dimenticare: “ottimo business, qualche incidente, qualche morte per colica, un paio di zoppie, ma nulla a confronto del bottino. – ottimo direi – dice il padrone alla complice moglie -. Tutti soldi buoni e in nero, poche spese, e alla fine il macellaio ce li ha pure pagati bene”.
Di ritorno da una vacanza in una nota e ricca località marina, non ho resistito alla voglia di scrivere e di denunciare quanto accadutomi.
Come la maggior parte degli amanti di cavalli, sebbene fossi in vacanza, richiamato dall’acre odore degli amici a quattro zampe, sono entrato in una sorta di maneggio, seguendo delle precise ed accattivanti indicazioni stradali: passeggiate a cavallo e corsi gratuiti, Equitazione americana, inglese e spagnola!!, bruschette, carne alla brace e specialità locali.
Bene, mi sono convinto visti gli ingredienti prospettati.
Entro nel “maneggio”, fingendomi chiaramente completamente a digiuno del mondo equestre e, prima di chiedere informazioni allo “sfruttato extra comunitario di turno” mascherato da cow boy, faccio un giro tra i box e mi soffermo a fare una chiacchierata con Dayse, una cavallina dall’improbabile ed incerta provenienza.
La parola a Dayse
“Sono arrivata qui dopo un viaggio di sei ore il 21 di giugno, era caldo ma l’estate entrava proprio quel dì quindi mi sentivo euforica, forte ed anche curiosa di vedere qualche bello stallone nella mia nuova casa. Le mie speranze sono crollate come neve al sole di agosto, quando, dopo appena una notte ed una mattinata trascorsa qui, ho subito capito “l’antifona”!! Ho parlato col pony che “sfruttano” come fenomeno da baraccone il quale mi ha confidato che a brevissimo sarebbero arrivati in maneggio, frotte di turisti in cerca di ebbrezza.
Del resto dovevo capirlo, il cartello parlava chiaro: “Escursioni, monta western, inglese e spagnola (!), cavalli addestrati, lezioni gratuite con istruttori qualificati!! In verità io non sono addestrata, come quasi tutti i miei colleghi qui. Siamo magri, perché ci danno da mangiare poco e male, il fieno è polveroso, i box non vengono praticamente mai puliti, siamo martoriati da insetti di tutti i tipi e le ferite che ci procuriamo nel grattarci, uniti ai sottosella putridi che ci mettono in groppa, divorano il nostro spirito di animali liberi e sensibili.
Sembrerebbe che ogni estate i padroni facciano un sacco di soldi con i turisti, che le gite sono interminabili e stancanti, spesso sotto il sole cocente e che non esiste nessun istruttore, ma in compenso non mancano diversi improvvisatori.
La gente che arriva qui pensa che un cavallo sia una sorta di moto con cui correre e che basta che basta dare gas, (gambe) per divertirsi.
E così il “John Wayne” del momento almeno una volta nella vita, arriva qui vestito di tutto punto, dagli speroni scintillanti al frustino bello duro perché nuovo di selleria, si fa la sua ora di lezione gratis e impara a cavalcare. Battere la sella? Non serve e via la galoppo pancia a terra. Che corsa, quanti racconti da fare agli amici al ritorno in ufficio.
Ho saputo che i cavalli che erano qui prima di noi, “i predecessori” (e in quel momento ho sbiancato, ed ho fermato Daisy chiedendo lumi perché mi sembrava strano che i cavalli cambiassero tutti gli anni).
La cavallina impaurita e con il muso a terra non ha il coraggio di dirmi la verità, poi, rassicurata dalla mia voce, racconta che ogni estate, a fine stagione, si ripete sempre la stessa scena: arriva un camion con le grate di ferro, carica i cavalli e li porta via, mentre i padroni hanno in mano un bel fascio di euro.
I commenti di fine estate sono sempre gli stessi, atroci: ottimo business, qualche incidente, qualche morte per colica, un paio di zoppie, ma nulla a confronto del bottino. – ottimo direi – dice il padrone alla complice moglie -. Tutti soldi buoni e in nero, poche spese, e alla fine il macellaio ce li ha pure pagati bene -.
Poi arriva un giorno, anzi “il giorno”, quando le giornate si accorciano e le ombre si fanno più lunghe. Arriva nel silenzio di un mattino un camion vecchio, di quelli con le grate…
Si avvicina un uomo con i baffi ingialliti da milioni di sigarette, ci tira fuori dal box e ci carica sul mezzo per un viaggio che preannuncia la fine.
Dove ci porteranno? In un posto dove ci terranno qualche giorno, poi tutti in fila dinanzi ad una stanza bianca, quello che ti precede entra e non lo rivedi più, e proprio allora cha capisci tutto”.
Inorridito guardo Dayse negli occhi, e con voce tremolante ma vera, prometto di mettere fine al massacro.
“Solo allora io e i miei amici capiamo. Tre o quattro mesi di lavoro, sudore, fatica, stress, gente che ti “picchia” per farti avanzare, sete, fame.
E così ogni giorno, sotto il sole implacabile, punti dai tafani, con i finimenti che ti segano la pelle, il sottopancia troppo tirato, i morsi che ti feriscono la bocca, perché la gente tira, tira, strattona a destra e a sinistra con le redini “come si vede fare in televisione nei film di cowboy”.
E alla fine di tutto, non un bel pascolo per riposarsi, l’ombra di un pino, l’erbetta fresca e invitante, nulla di tutto questo. Alla fine arriva un uomo, ci mette una “capezza”, ci fa salire su un camion e ci porta via”.
Volevo raccontarvi questa storia. Forse è un po’ triste, ma è la verità. Vi auguro comunque di passare una buona estate, ma vi chiedo solo di evitare posti come questo perché ce ne sono tanti in Italia e anzi, abbiate il coraggio di denunciarne i proprietari.Lettera aperta di un veterinario

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