Cultura Equestre : le origini dell’ippoterapia
Le origini dell’ippoterapia sono molto antiche: risalgono infatti al 400 a.C., quando i cavalli venivano già utilizzati per finalità mediche, come si può leggere nelle documentazioni di Ippocrate.
Da sempre la sensibilità e l’intelligenza di questi splendidi animali rappresentano una via di guarigione e una terapia per molti mali dell’anima, consentendo alle persone di rilassare la mente, godersi la natura circostante e sopratutto di creare un legame simbiotico con il cavallo.
Il primo riconoscimento ufficiale dell’Ippoterapia come tecnica di riabilitazione si è avuta in Nord Europa in seguito alla Prima Guerra Mondiale, mentre in Italia si ritagliò uno spazio più ampio grazie alla psicologa e dottoressa Danièle Citterio, nonché all’A.N.I.R.E. (Associazione Nazionale per la Riabilitazione Equestre), che hanno contribuito all’istituzione di metodologie differenti:
L’ippoterpia (propriamente detta) si basa su un approccio graduale di contatto tra individuo e cavallo, condotto grazie ad un istruttore e solitamente rivolto a pazienti disabili;
La rieducazione equestre prevede obiettivi riabilitativi di individui in grado di condurre attivamente l’animale e che non necessitano un istruttore;
La rieducazione sportiva per disabili invece consente al paziente di acquistare autonomia e dimestichezza, con la possibilità di raggiungere obiettivi agonistici.
Talvolta l’equitazione terapeutica prevede che vengano impiegati strumenti e adattamenti necessari all’equipaggiamento per il paziente con disabilità e per il cavallo
Il trattamento ippoterapico inizia con il conoscere la persona, quali sono le sue possibilità e i suoi limiti, proseguendo poi con un graduale contatto con il cavallo, in modo che si stabilisca una relazione di fiducia reciproca. Questo magnifico percorso porta alla creazione di un rapporto tra umano e cavallo che produce ripercussioni a livello sia motorio che psicologico, dando la possibilità ai soggetti che lo intraprendono di svolgere un ruolo attivo, coltivare autostima, autonomia e attenzione nei confronti del cavallo: un essere vivente che richiede opportune cure.
È infatti proprio il diretto contatto con l’animale a confermare le sensazioni positive che la persona vive: il calore, la possibilità di accarezzarlo, gli odori e i suoni ad esso associato contribuiscono a creare esperienze sensorial-empatiche che non ha eguali in nessun altro tipo di attività che si propone gli stessi obiettivi.
La comunicazione non-verbale e la socializzazione che avviene con i cavalli permette di creare un affetto e un grado di comprensione indescrivibili e che regalano soddisfazione e importanti benefici ai pazienti.
L’ippoterapia è raccomandata a persone di ogni età, individui affetti da autismo, sindrome di Down o da diverse patologie e traumi, così come a persone con mobilità ridotta o difetti posturali. In questo ultimo caso è rilevante come la stimolazione neuromotoria abbia all’apparato motorio e muscolare grazie ai movimenti che il cavallo riproduce e che il corpo assume quando segue spontaneamente le andature.
Un’altra caratteristica favorevole di queste terapie è che solitamente si svolgono all’aria aperta e a contatto con la natura; ciò favorisce notevolmente lo sviluppo di diverse percezioni, sensoriali ed emotive, provocando benefici ai sistemi cognitivi degli individui.
C’è da ricordarsi però che se l’ippoterapia può essere un beneficio per molte persone, lo stesso potrebbe non essere per i cavalli che vengono impiegati per tali trattamenti. È importante infatti che vengano utilizzati cavalli con temperamento docile e tranquillo, addestrati in maniera naturale poiché questo assicurerà la fiducia nel cavallo, oltre che una maggiore serenità nel cavallo.
Ancora una volta i cavalli si affiancano all’uomo in un connubio di amore e rispetto reciproco, permettendo ad alcune persone una migliore qualità di vita e il raggiungimento del proprio benessere.
SITOGRAFIA
www.animalinet.it
www.lamenteemeravigliosa.it
www.divulgazionedinamica.itfoto mari hongisto