Completo: intervista a Raffaele Mare dopo l’esperienza di Weregem

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Raffaele Mare

Un giovane atleta, gentile, intelligente, affabile, queste le caratteristiche che trapelano dalle sue parole post-Weregem. Raffaele ha vissuto con i suoi compagni la bellissima ed importante medaglia conquistata agli Europei di Completo J/YR di Weregem ed ha rilasciato ai microfoni di HSJ una breve intervista a cura di L.Giannangeli.
Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza, le sue sensazioni. Tra le varie domande gli abbiamo sottoposto un quesito particolare ovvero: “al tuo ritorno, chi non pratica equitazione tra i tuoi amici, cosa ti ha detto, cosa ne pensa il mondo esterno ai cavalli?” Innanzitutto  mi sento in dovere di ringraziare la Fise per l’opportunità che ci ha dato e tutto lo staff tecnico che ci ha seguito nelle nostre trasferte all’estero, sia durante il ritiro e che ai Campionati Europei: in particolare Francesco Girardi, Marina Sciocchetti, Carlo Bolaffio, Luciano De Santis, Andera White… non ho nominato tutti non per dimenticanza ma perchè potrei stare qui un’ ora ad elencare tutti coloro che ci hanno sostenuti ed ispirati. Credo che il “grazie più importante” da parte di tutti noi, debba andare ai nostri istruttori che sono, insieme ai nostri cavalli, gli artefici; della nostra avventura. Premetto che siamo arrivati al ritiro bene o male già conoscendoci tutti quanti; nonostante ciò è sempre però un’emozione unica vivere 10 gg con i tuoi amici a fianco. Bisogna sottolineare che sono stati 10 giorni di intenso lavoro (a mio avviso molto ben pianificato e ben svolto) in cui sia noi, ma soprattutto i nostri cavalli, sono stati chiamati a chiudere quel ciclo di preparazione che durava da più di 6 mesi. Nei giorni del ritiro ho potuto notare molto volentieri come si stesse formando un gruppo, una squadra, un gruppo. Lo stesso gruppo che, nonostante alcuni non siano stati selezionati per far parte delle squadre, è rimasto unito fino alla fine, soffrendo e gioendo tutti insieme.  Vorrei sottolineare questo aspetto che credo siamo molto importante e sia il vero artefice di tutti i risultati sportivi nelle competizioni a squadre. Il campionato europeo è una gara favolosa, un’esperienza unica; incontrarsi con tutti i cavalieri young rider più forti d’Europa e competere: è bellissimo. A questo bisogna aggiungere che stai rappresentando la tua nazione, l’ITALIA.  Quindi credo che la parola più adatta sia “favolosa”, è una gara favolosa. Purtroppo quest’anno personalmente non sono andato benissimo, sono stato un po’ sfortunato, a differenza degli anni scorsi. Queste sono le gare e questo è lo sport. Mi duole però constatare, come soprattutto per chi si trova al di fuori di questo;fantastico mondo, per le persone che non hanno nulla a che fare con l’equitazione, la nostra disciplina sia considerata come uno sport di serie B.  Mi sono sempre chiesto il perchè di questo fatto! Una volta ho rivolto questa domanda a una persona che mi rinfacciava questa tesi e la risposta che mi è stata data era che, a differenza dell’atletica o del calcio, dove la fatica e le capacità sono le tue punto e basta, nell’equitazione la fatica la fa il cavallo ed è il cavallo che deve impegnarsi per saltare. Quanto sia vero non lo so, o meglio, in parte è vero in parte no. Per fortuna questo piccolo excursus che vi ho raccontato è un aspetto molto marginale, in generale gli amici più cari e i parenti sono rimasti molto contenti e ben impressionati; un amico che non vedevo da molto tempo mi ha detto: wooowwwww hai fatto gli europei…ahahaha. Non voglio chiamare tutto questo con la parola successo, bensì esperienza! Grazie, Raffaele Mare

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