L’arte della mascalcia: un’antica professione essenziale per il benessere del cavallo

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foto mascalcia

Quella del maniscalco è una professione fondamentale per il mondo equestre, e la sua pratica ha origini molto antiche. L’etimologia di questa parola è strettamente legata a quella di maresciallo, derivantedalla radice mare (giumenta, in inglese) e dalla radice scealc (sempre dall’inglese più antico, servo o soldato); le interpretazioni più remote ne indicano l’origine nel celtico o germanico marh (cavallo) e sckalch (servo), stando ad indicare quindi colui che è al servizio della cura dei cavalli.

Questa accezione è ancora oggi più che veritiera: sebbene la cura e la gestione di questi animali vengano tendenzialmente accreditate alla figura del veterinario e del groom, la mascalcia è una professione fortemente coinvolta ed incisiva per la loro salute. Non può esserci un completo benessere dell’animale senza una corretta manutenzione degli zoccoli, come difatti si sul dire “no foot, no horse”.

Cenni sul percorso storico e culturale

Sebbene rappresenti un valore intrinseco nella narrazione equestre, non è semplice ricostruire esattamente le tappe del percorso storico che hanno portato la mascalcia alla sua concezione più moderna di oggi. Ciò che è certa, però, è la stretta relazione con le prime conoscenze relative alla cura del cavallo, e quindi la sua storia è necessariamente legata a quella della Medicina Veterinaria. Difatti, negli insegnamenti di questa facoltà ancora oggi viene data una grande rilevanza alla podologia e alle tematiche connesse a questa pratica.

I “progenitori” dei ferri apparvero nell’epoca di Greci e Romani, i quali utilizzavano la cosiddetta solea ferrea o più comunemente conosciuti come “ipposandali”: una lastra di ferro con i bordi rialzati che veniva assicurata con dei lacci allo zoccolo. L’utilizzo pare fosse associato ad uno scopo curativo, più che di spostamento. Da alcuni storici ritrovamenti, l’esordio di questa mansione viene spesso fatta risalire precedentemente ai Galli e Celti, trovando un’analogia con l’origine più antica della parola in celtico antico sopra descritta. Si pensa quindi che i Romani, occupando i loro territori della Gallia, appresero poi la tecnica della ferratura, arrivano ad ideare un ferro più piatto, perfezionandolo con il tempo.

Fu durante il Medioevo però che la tecnica del pareggio e della ferratura si sviluppò particolarmente, facendo diventare il maniscalco una professione di necessaria presenza per le scuderie. Probabilmente, la maggiore stabulazione dei cavalli nelle stalle ed il loro impiego nel portare armature pesanti del cavaliere su lunghe tratte e su diversi terreni, creò maggior usura dello zoccolo, e di conseguenza una maggior richiesta di cure e ferrature.

È proprio in questa epoca che iniziarono a diffondersi diversi scritti relativi alla sua figura: tra i più autorevoli autori medievali italiani viene ricordato Giordano Ruffo con il suo “Libro delle Mascalcie dei Cavalli” (XII secolo, Alto Medioevo), dove riuscì a descrivere tecniche, scoperte e a dare un quadro generale circa l’importante posizione sociale del maniscalco in quel tempo.

Bisognerà però aspettare l’avvento delle prime scuole di medicina veterinaria, attorno alla seconda metà del XVIII secolo, per riconoscere le prime grandi evoluzioni nella podologia e nelle tecniche di ferratura, pareggio e perfezionamento della manutenzione dello zoccolo. Prima di queste istituzioni, la figura del veterinario e del maniscalco erano pressoché sovrapposte.

L’introduzione della ferratura e la diffusione di questa professione ha sicuramente condizionato lo sviluppo delle attività umane, dai trasporti, alle battaglie e al lavoro.  Il bagaglio storico e culturale di questa mansione ha creato le basi che oggi portano verso una più acuta avanguardia, che permette di influire positivamente sulla salute e le performance dei nostri fedeli compagni. La corretta equitazione insegna che avere sempre un occhio di riguardo ai piedi del cavallo non solo ne migliora le prestazioni, ma garantisce una qualità di vita vantaggiosa per il suo benessere psicofisico.

Il maniscalco di fiducia: figura cardine per la salute dei nostri cavalli

La gestione e la cura di questo animale coinvolge necessariamente l’intervento di un buon maniscalco. La sua mansione non si riduce solo alla mera ferratura o pareggiatura, ma concerne diverse abilità. Oltre a quella di avere una certa manualità con l’animale e per utilizzare strumenti particolari, il suo lavoro con cerca una conoscenza del cavallo a 360°.

Come figura poliedrica di rilevanza nell’ambito della salute equina, si rapporta con diverse figure, tra le quali i proprietari, istruttori, groom, cavalieri e veterinari. È un vero professionista del settore, in grado non solo di individuare la migliore ferratura, ma di trovare la soluzione più adatta al benessere dell’animale, osservandolo nel suo complesso. Tenendo conto che non ha modo di vedere quotidianamente i cavalli da gestire e tantomeno di montarli, si basa su un’accurata osservazione dei dettagli, non solo nei movimenti, ma della loro struttura nel complesso, oltre che prestare particolare attenzione agli aspetti caratteriali e alle loro abitudini.

Ogni segnale è per lui indicativo ed essenziale per procedere con un buon lavoro. Ciò che avviene nei piedi del cavallo si ripercuote sulle sue prestazioni e sul suo benessere; perciò, la responsabilità che si assume ha una certa importanza. Grazie all’esperienza e alla conoscenza anatomica dello zoccolo, ha un ruolo importante nella prevenzione: non solo, grazie alla conoscenza di particolari ferrature, cura difetti e patologie del presente, ma la sua manutenzione riesce a evitare possibili infortuni e complicazioni. Al giorno oggi la mascalcia ha raggiunto traguardi di avanguardia e progresso, con l’utilizzo di diversi materiali e tecniche innovative straordinariamente curative, a vantaggio delle performance e della salute.

I percorsi formativi relativi a questa professione

Per diventare dei buoni maniscalchi è chiaramente doveroso acquisire molta tecnica dall’esperienza sul campo. Ciò non esclude l’importanza di perseguire una corretta istruzione anche teorica. Non vi è un unico percorso formativo che porti al conseguimento di questo titolo, ma è possibile trovare nel territorio italiano alcune scuole, associazioni ed enti che investono sulla crescita professionale completa e adeguata.

Tra le più antiche e rigorose, vi è stata certamente La Scuola di Mascalcia ospitata nel Centro Militare Veterinario, prima istituita a Pinerolo e dal 1996 a Grosseto. Si è da poco concluso, ad esempio, il 35° corso di mascalcia istituito dalla FISE presso la Centro Militare di Equitazione di Montelibretti. La stessa Federazione, infatti, organizza corsi e seminari finalizzati alla formazione per chi vuole imparare il mestiere, in collaborazione con diversi centri equestri del territorio.

Da anni opera anche in questo settore la Scuola di Mascalcia presso La Scuola Equestre di Sansiro, dove oltre a definire chiaramente attività pratiche, offre l’occasione di studiare e imparare da diversi professionisti del settore. Anche l’Ente Nazionale Guide Equestri Ambientali (ENGEA) e la Scuola Equestre di Formazione APS (SEF) offrono nei loro calendari dei corsi specifici come Tecnico di Mascalcia.

A fare da portavoce per le nuove iniziative di formazione, la UNOM – Unione Nazionale Operatori di Mascalcia, insieme all’accortezza delle associazioni culturali di Mascalcia Italiane e della Scuola di Mascalcia di Grosseto, riconosce il ruolo della figura professionale del Maniscalco e propone diverse iniziative. Tra queste, l’opportunità di inserimento nel progetto legato all’ente internazionale Euroferrier (EFFA): European Federation of Farriers Associations.

Fonti: https://unom.eu/2024/01/19/lettera-ai-soci/   –     https://storiamedicinaveterinaria.com/wp-content/uploads/2019/11/2016-impaginato-mascalcia.pdf

R. Guatteo

© Riproduzione riservata.

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